Che tre scuole si mettano insieme per dare vita ad un progetto artistico è una grande notizia. Che lo facciano nel nome del genio salentino di Edoardo De Candia lo è ancora di più. È quello che hanno fatto l’Istituto Tecnico Professionale “Antonietta De Pace”, il Liceo Classico e Musicale “Giuseppe Palmieri” e il Liceo Statale “Pietro Siciliani”.
Coinvolgendo il Liceo Scientifico ‘Giovanni Keplero’ di Roma e l’Istituto Comprensivo ‘Carlo Pisacane’ di Ponza, le tre scuole leccesi hanno dato vita al progetto “Motore Ciak Azione” ideato e curato dal regista e docente di cinema salentino Vincenzo D’Arpe, progetto che è risultato tra i vincitori del bando “Cinema Scuola Lab” promosso dal Mibac (Ministero dei beni e delle attività culturali) e dal Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca).
I referenti per le scuole leccesi guidate rispettivamente dalle dirigenti Silvia Madaro Metrangolo, Loredana Di Cuonzo e Vittoria Italiano sono stati i docenti Andrea Nicolì, Renato Di Chiara Stanca e Francesca Scorrano.
Abstract del progetto su Edoardo De Candia
Tutto è partito dall’ideazione e realizzazione di un documentario collettivo sul tema del ‘confine’. Durante il briefing con il regista, gli allievi delle tre scuole salentine hanno concordato di rappresentare il tema del ‘confine’ attraverso la figura di Edoardo De Candia, artista salentino vissuto ai margini della società, controverso, discusso, giudicato, travisato e poco considerato in vita nonostante il rapporto esistenziale/artistico con la sua terra.
Gli allievi, come ha previsto la produzione cinematografica, sono stati suddivisi in 3 “reparti” e assegnati ad esperti del settore, rispettando i rispettivi percorsi di studi e sensibilità personali:
- scrittura/sceneggiatura (esperti: Vincenzo D’Arpe e Simona Toma)
- ripresa/regia (esperti: Vincenzo D’Arpe e Andrea Agagiù)
- montaggio audio/video (esperto: Mattia Soranzo)
Edoardo de Candia e il suo mare interiore
‘Un cavaliere senza terra’, così Antonio Verri ha definito uno dei più grandi artisti contemporanei nato nel 1933 e morto a Lecce nel 1992. Non aveva scuola, aveva solo ingegno Edoardo De Candia, l’artista che più di ogni altro nella Lecce degli anni 50 – scrive Brizia Minerva nel catalogo ‘Artisti salentini dell’Otto e Novecento’- ha incarnato ‘il clichè del trasgressivo, del bohemien dissoluto e maledetto’.
Buono, folle, generoso. Edoardo era conosciuto dai leccesi, amato e deriso per la sua natura che lo portava a lunghe passeggiate a piedi dal capoluogo verso la marina di San Cataldo, dove si immergeva in mare o si adagiava nudo a contatto con la terra e con la sabbia.
Il mare onnipresente nella sua pittura – ricorda Lorenzo Madaro – non è certo la distesa d’acqua di paesaggistica derivazione romantica. È piuttosto un ‘mare interiore’, il segno della traccia di un diario personale intimo.
Come ricordano nel documentario a cura degli studenti leccesi sia Salvatore Caiulo, titolare della storica Galleria d’Arte e la Famiglia Attanasio storica titolare del Bar Martinica dove campeggiano tanti quadri dell’artista, il mare era per Edoardo il simbolo di una libertà che aveva dovuto acquistare a caro prezzo; il padre, guardia carceraria e le sorelle sarte, pretendevano il posto fisso per il figlio e fratello. La vita da artista non era gradita e così lo consideravano un vagabondo.
Il mare era la sua libertà dice il maestro Antonio Massari, pittore anch’egli, che nel 1998 ha dedicato un bellissimo volume a De Candia dal titolo Edoardo.
Nel raccontare il quadro che raffigura i pesci nella rete, Maurizio Nocera si sofferma proprio sul senso di disperazione di quelli animali che non riescono a sfuggire al loro triste destino. Anche Edoardo non riusciva ad uscire dal senso di disperazione di quella rete che era rappresentata dagli angusti spazi urbani
‘Edoardo non era un uomo definito e non amava gli spazi definiti, voleva solo spazi senza confine e senza orizzonte. Il mare era libero come lui.’
Il documentario
L’Istituto Antonietta De Pace, grazie agli spazi attrezzati e ad i laboratori multimediali, nonché un indirizzo specifico per la produzione audiovisiva, ha ospitato tutte le attività laboratoriali: i briefing progettuali, la fase di ricerca dati, la fase di scrittura e organizzazione e soprattutto quella di montaggio finale.
Il documentario è stato proiettato per la prima volta ufficialmente presso il Museo d’Arte Contemporanea di Roma (MA-XXI) il 15 Giugno 2019 alla presenza di una delegazione degli allievi coinvolti e successivamente, il 20 Giugno, presso la sala Giuseppe Bertolucci delle Manifatture Knos di Lecce.