L’immigrazione raccontata da un bambino di undici anni, vincitore del concorso I Have a Grimm

‘Ho immaginato la paura che si puà provare mentre cerchi lo sguardo della tua mamma, vedendoti travolto dal mare’. Lo ha detto il vincitore della scorsa edizione di I Have a Grimm, concorso letterario promosso dall’Associazione Culturale Metoxè.

Il racconto ci porta tra le onde del Mediterraneo, su di un’imbarcazione di fortuna.  E’ la storia di un bambino  raccontata da un bambino quella che ci ha regalato il giovanissimo Etan Pietro Felline. L’avventura di Shamir è sì il frutto della fantasia dello studente di Sannicola, ma racconta una vicenda verosimile:  inizia sulle coste africane e trova un epilogo in Sicilia dove il protagonista si ricongiunge con  il papà, sbarcato a Lampedusa un anno prima.

Abbiamo chiacchierato con il piccolo autore di “Una nuova Vita”,  che ci ha  spiegato il suo pensiero in merito al fenomeno migratorio e la sua idea di accoglienza.

Ciao Etan, come hai saputo del concorso e perché hai deciso di partecipare?
Me ne parlarono a scuola e l’idea di mettermi alla prova mi è piaciuta da subito! Amo scrivere storie ed inventare personaggi!

La tua storia di cosa parlava?
Parlava di immigrazione.

E’ un tema complesso, come mai lo hai scelto?
Guardando il telegiornale mi turbò molto un servizio che parlava di un barcone affondato. Tra i morti c’erano molti bambini e l’idea che dei miei coetanei potessero essere morti così mi ha scioccato. Ho immaginato la paura che si puà provare mentre cerchi lo sguardo della tua mamma, vedendoti travolto dal mare.

Segui ancora i servizi televisivi sulle condizioni degli immigrati?
Sì, anche se ho come l’impressione che se ne parli di meno, come se fosse  ‘passato di moda’. Vedo tanto odio verso questa gente e non capisco perché: vengono perché cercano una vita migliore, non per ‘invaderci”!

Tu pensi che debbano essere aiutate queste persone? In che modo?
Certo che bisognerebbe aiutarle! Una volta la Maestra ha assegnato alla classe il compito di stilare una lista delle cose che avremmo voluto donare alle persone che lasciavano il loro paese cercando fortuna qui in Italia. Il tema occupava due fogli perché avevo elencato troppe cose. Per esempio credo che sarebbe giusto dare loro prima di tutto un lavoro così che possano pagarsi una casa ma è necessario anche aiutarli a comprare una macchina in modo che vadano a lavoro: sembrano e sono cose grandi ma sono anche cose necessarie. O no?

Ti è mai capitato vedere queste persone discriminate?
In spiaggia alcune persone  cacciavano scortesemente via  i venditori ambulanti,  io invece amavo parlarci ed ascoltare le loro storie. In particolare mi sono molto affezionato a  Bubba. E’ musulmano quindi non mangia carne di maiale e la mamma preparava sempre i cannelloni evitando di metterla così da poter pranzare insieme a lui.

L’epopea di Shamir ha un lieto fine?
Il mio racconto si chiude con una domanda: “C’era una volta un bambino africano di nome Shamir che amava la sua terra e la sua mamma che lasciò per una vita senza fame e senza dolore. Vivrà felice in questa nuova terra?”. Ecco, non lo so ancora quello che succederà a Shamir ma io spero davvero che trovi un po’ di pace, lo desidero con tutto il cuore e se dipendesse dalla mia fantasia non avrei dubbi sul lieto fine.

Ancora una volta le associazioni locali sono culla di coscienza civile ed umanità ed il fatto che bambini come Etan siano gli adulti di domani ci regala un sorriso ottimista. Adesso aspettiamo la fine di giugno per scoprire chi sarà il vincitore dell’edizione 2016 di ‘I have a Grimm’ consapevoli  che ancora una volta sarranno  valorizzati il talento ed i messaggi importanti non solo dei più piccini, ma anche degli adulti, il concorso ha infatti anche una sezione dedicata alle penne più mature.

Siete ancora in tempo per partecipare,  c’è tempo fino al 25 maggio per inviare i vostri manoscritti e  trovate tutte le informazioni utili sulla pagina Facebook di Metoxè.
 
di Armenia Cotardo



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