Festa della Donna, quel che resta dell’8 marzo…

Celebrata, discussa e con oltre cento anni di storia alle spalle. L’8 Marzo, giornata dedicata alle donne, divide l’opinione pubblica, ma in passato aveva un significato molto più profondo e complesso.

Una giornata in cui ricordare le conquiste sociali e politiche ottenute con fatica nel corso del tempo. Un’occasione per rafforzare la lotta contro le discriminazioni e le violenze subite ogni giorno, oggi come ieri. Un momento per riflettere sui passi ancora da compiere, per capire da dove veniamo e dove stiamo andando e quanta strada c’è ancora da percorrere. L’8 marzo, festa della donna, è tutto questo e molto di più. Ma è ancora così? La domanda ritorna ogni anno, esattamente come quella ricorrenza che ha smesso di essere densa di significato per assumere sempre più i contorni di mera «speculazione commerciale».

Storia della festa della donna

Eppure, è una «festa» antica. Secondo una leggenda, infatti, la prima volta che venne celebrata fu agli inizi del 1900, negli Stati Uniti D’America, per ricordare alcune operaie morte nel rogo di una fabbrica di camicie a New York, la Cotton. Ma si tratta solo di un “falso storico”, non per questo meno importante, considerato l’inizio di una serie di manifestazioni che, da allora, si moltiplicarono in tutto il mondo.

Ci hanno provato in tanti a cercare di ripercorrere la storia di quell’evento ricordato, per un equivoco storico, come l’atto di origine dell’8 Marzo. Ma non c’è traccia, nessun documento “ufficiale”.

La catastrofe alla Triangle Waist Company

Non che un tragico incidente non fosse realmente avvenuto: il 25 marzo 1911, un incendio devastò la fabbrica Triangle uccidendo più di 140 persone, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa. Le lavoratrici, alle dipendenze di Isaac Harris e Max Blanck, non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, nel 1909. Sgobbavano più di 60 ore a settimana per pochi dollari, gli straordinari erano sottopagati, gli spazi ridotti, la sorveglianza feroce. Le porte della fabbrica erano chiuse a chiave dall’esterno per evitare che le “sarte” si allontanassero.

Mancavano venti minuti alle cinque del pomeriggio, quando il fuoco cominciò a prendere il sopravvento trasformando la fabbrica in una trappola mortale. In pochi minuti si scatenò l’inferno. Molte persone cercarono di lanciarsi gettandosi dalle finestre. Le alternative erano solo due: saltare o morire bruciati.

A 39 italiane, morte quel giorno, è stato dato un nome. Sono state riconosciute grazie ai particolari, un anello, una scarpa, ma 10 risultano “disperse”.

La festa della donna in Italia

In Italia, la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale che aveva altrove e fu scelta la mimosa come fiore/simbolo. Scelta probabilmente dettata dalla stagionalità e da un fattore di gusto e di colore o semplicemente perché si poteva raccogliere facilmente nelle campagne (e non venduta a caro prezzo).

Forse l’8 marzo dovrebbe ritornare ad essere la «Giornata internazionale della donna» come recita la sua definizione più corretta. Forse dovrebbe essere slegata dalla legge dei consumi in cui oggi, volenti o nolenti, tutti siamo coinvolti.



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