Un libro per l’estate: Storia di Gordon Pym di Poe e “i gorghi del destino”.

Un libro per l’estate è la rubrica a cura di Adele Errico: tanti consigli su quale libro scegliere per passare la stagione estiva, settimana dopo settimana.

Un dipinto di René Magritte raffigura un uomo che, specchiandosi, non vede il proprio volto ma la propria nuca. All’angolo della specchiera è posato un libro, il cui titolo, con i caratteri ovviamente capovolti, è leggibile nell’immagine raddoppiata dello specchio: “Les adventures d’Arthur Gordon Pym”. Magritte sceglie il solo romanzo (tra una miriade di racconti) scritto da Edgar Allan Poe per inserirlo in questo dipinto – intitolato “La reproduction interdite”, letteralmente “La riproduzione vietata” – in cui il soggetto non riesce a vedere nello specchio il proprio volto. E quanto può essere orrido guardarsi allo specchio e vedere, non la propria faccia, ma la propria nuca? Quanto può essere orrido che il solo oggetto in grado di ridarci il riflesso della nostra immagine, che ci racconta come siamo fatti, come siano i nostri occhi, i solchi della fronte, la forma delle nostre labbra, rifletta invece la parte di dietro della nostra testa, quella più insignificante, che in fondo non racconta nulla di noi perché, certo, una persona che amiamo (o semplicemente conosciamo) sappiamo riconoscerla anche se girata di spalle, ma solo perché immediatamente ci sovviene come sarà quando si volterà a guardarci?  Ecco.

Tanto orrido è “Storia di Gordon Pym”. Orrido nella sua capacità di sfiorare le corde del brivido, di rappresentare l’orrore puro senza la necessità di ricorrere ad elementi fantascientifici: i personaggi di Poe sono vittime delle allucinazioni della propria mente, soffocati dal terrore che sbatte tra le pareti del loro stesso cranio, intrappolati in un incubo che inizia e finisce nella loro immaginazione. Così, “Storia di Gordon Pym” assume, nelle prime pagine, le fattezze di una classica avventura marinaresca: tempeste, isole misteriose, selvaggi, naufragi, digressioni di tecnica nautica.  Poi, un ammutinamento: e il romanzo non è più una semplice avventura marinaresca ma diventa manifesto dell’horror psicologico, la cui trama si districa tra “cose che si possono immaginare ma che le parole non hanno l’efficacia di esprimere, non riuscendo a rendere adeguatamente l’orrore indicibile della realtà”.

Sotto il velo della trama, tutto l’universo letterario di Poe si incendia e trovano espressione i temi tipici dei suoi racconti: il cannibalismo, il soprannaturale, la sepoltura prematura, l’allucinazione, la morte.  Il viaggio di Arthur Gordon Pym per mare è una risposta a un’indole malinconica che lo risucchia come un gorgo. Pym, “il grande depresso” – come lo definisce Cesare Medail -, si mette in mare per compiere il proprio destino, per rispondere al desiderio perverso di assistere ripetutamente “all’infinito spettacolo della propria morte”. Ma, alla morte, segue la rinascita: morte e rinascita si alternano, nel romanzo di Poe, in maniera tanto incalzante da tenere costantemente con il fiato sospeso. Tutto per arrivare ad un finale così perfetto da non far trovare pace a Lovecraft e Verne i quali, ossessionati dalla conclusione scelta da Poe, ambientarono rispettivamente “Alle montagne della follia” e “La sfinge dei ghiacci” nello stesso punto in cui l’immagine del naufrago, abbagliato da un biancore che sa di eternità, chiude il romanzo di Poe.

Adele Errico ha consigliato per Leccenews24 la lettura de Lo straniero di Albert Camus, Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, Lolita di Vladimir Nabokov, Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, Moby Dick di Herman Melville,, Il buio oltre la siepe di Harper Lee.



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