Quando «In grazia di Dio», l’ultima fatica del regista Edoardo Winspeare fece il suo ingresso, quasi in punta di piedi nelle sale cinematografiche, tutti sapevano che era solo una questione di tempo. Le basi c’erano già: reduce dal successo ottenuto al 64° Festival di Berlino dove la Zdf lo aveva definito «uno dei più bei film della Berlinale», il film che racconta la storia di quattro donne e della possibilità di ricominciare da un uliveto abbandonato ad un passo dal mare dopo un fallimento, non poteva lasciare indifferenti. Al termine della proiezione, nessuno era più lo stesso. Persino Roberto Saviano ne aveva tessuto le lodi in un post su facebook «Quello che accade è di perdere la tenerezza per tutto. Indurirsi sino all’indifferenza. Ricevere tutto come condanna e procedere per inerzia. È la strage d’anime che questi tempi stanno generando. Ho appena finito di vedere un film, “In grazia di Dio”. Ne sono completamente attraversato. Il regista Edoardo Winspeare non vuole drammatizzare, non vuole educare, denunciare. Racconta e basta» aveva commentato lo scrittore in un post sul suo profilo datato 31 marzo».
«C’è il sole meridionale, c’è la pietra. Tricase, Corsano, Leuca. Ci sono parole, le salentine sonorità di Grecia e Bisanzio. Ci sono debiti, e ancora debiti, fabbriche che chiudono, la casa svenduta, pensioni saccheggiate che fanno vivere figli e nipoti. L’onestà pagata a un prezzo d’usura. I rosari, l’emigrazione, la famiglia unita e nervosa a tavola, gli insulti come calce che tiene in piedi affetti compromessi dall'infelicità. E ancora la famiglia, luogo di ferite, ma presenza certa nel bisogno e nell’aiuto – continua lo scrittore di Gomorra – C’è la vita di quattro donne che provano a trovare una strada accettabile quando il lavoro non sembra bastare più come condizione per vivere dignitosamente. E c’è la campagna a cui si ritorna malvolentieri, perché costretti: gli ulivi sul mare, le pietre una sull’altra per ricostruire. È in questa stessa terra che forse riparte una possibilità di vita, di lavoro, di pace e di bellezza. Chiunque possa farlo, vada a vedere “In grazia di Dio". La prima vera opera su cosa stiamo diventando e cosa stiamo perdendo. Un suggerimento, forse, per comprendere da dove poter ripartire. Winspeare – conclude Saviano – dà lezione a tutto il cinema italiano, sempre più postura e maschera. Si libera delle piaggerie estetiche, delle furbizie d’autore e torna a scegliere di capire, di scovare il bello, di rintracciare l’errore, l’inganno. Con semplicità, eleganza, con il desiderio di raccontare. Questo film pone la corona d’ulivo sulla testa dell’attrice protagonista Celeste Casciaro, senza dubbio l’attrice italiana in questo momento più originale per capacità espressive e tensione».
Insomma, considerando che non è facile, in poco più di due ore e mezzo, lanciare un messaggio tanto importante quanto spesso sottovalutato come rispettare la natura e ad affrontare le difficoltà della vita semplicemente riscoprendo le proprie radici ecco che si intuisce come quel “successo” di cui oggi è stato investito fosse quasi scontato.
Così, oltre all’apprezzamento del pubblico, tanto che è tuttora proiettato in diverse sale, ora è anche la Stampa estera a riconoscere la bellezza tanto da insignire «in grazia di Dio» con il prestigioso «Gran Premio della Stampa estera». Ovviamente, grande soddisfazione è stata espressa dall'Apulia Film Commission, che ha sostenuto il film girato interamante nel Salento e interpretato da attori non professionisti (la protagonista è Celeste Casciaro, moglie di Winspeare).
Inoltre il film, ha cinque candidature ai Nastri d’Argento, che saranno consegnati a fine giugno a Taormina: Miglior Regista (Edoardo Winspeare), Miglior Attrice Protagonista (Celeste Casciaro), Miglior Soggetto, (Edoardo Winspeare e Alessandro Valenti), Miglior Fotografia (Michele D’Attanasio), Miglior Suono in presa diretta (Valentino Giannì).
Prodotto da Edoardo Winspeare, Gustavo Caputo, Alessandro Contessa per Saietta Film con Rai Cinema, il film è sostenuto da Apulia Film Commission e gode del contributo dell’Assessorato alle Politiche Agricole della Regione Puglia e Luigi De Vecchi, nonché di alcuni sponsor privati: Banca Popolare Pugliese e Pasta Granoro.