Nel blu dipinto di blu, il brano di Domenico Modugno e Johnny Dorelli che fece ‘volare’ gli italiani

Era il 1° febbraio 1958, quando Domenico Modugno e Johnny Dorelli vinsero il Festival di Sanremo con il brano «nel blu dipinto di blu»

Quando si chiede a qualcuno di ricordare una canzone italiana, «nel blu dipinto di più» sarà sicuramente il brano più intonato, con quel «volare oh oh» diventato una colonna sonora di intere generazioni sparse in ogni angolo del mondo.

«Penso che un sogno così non ritorni mai più, mi dipingevo le mani e la faccia di blu. Poi d’improvviso venivo dal vento rapito e incominciavo a volare nel cielo infinito». Era il 1° febbraio 1958, quando Domenico Modugno in coppia con Johnny Dorelli presentò il brano al Festival di Sanremo, in quegli anni specchio dei sentimenti di un Paese in bianco e nero che stava muovendo i primi, importanti, passi che porteranno al boom economico.

Quel pugliese scambiato per siciliano, stretto in uno smoking azzurro che la televisione in bianco e nero faceva apparire quasi bianco, con il sorriso che raccontava il calore del sud e lo stile da cantastorie vinse con 63 voti, davanti a “L’edera” di Nilla Pizzi e Tonina Torrielli. Un successo ripetuto all’Eurovision Song Contest, dove il brano scritto da Mimmo con Franco Migliacci arrivò terzo, dietro Francia e Svizzera.

Se c’è un prima e un dopo nella storia della musica italiana, «volare» è stato senza dubbio il confine che ha scandito il passaggio dai cosiddetti “urlatori” che spopolavano a quel tempo a una canzone diversa, dall’interpretazione all’arrangiamento.

Il talento di Polignano a Mare aveva già collezionato successi nella sua carriera, c’era stato, ad esempio, Vecchio Frac, un capolavoro del 1954 che era riuscito in un’impresa degna di nota, mettere in musica un fatto di cronaca vera, il suicidio del principe Raimondo Lanza di Trabia, creando una malinconica poesia cantata, ma nel blu dipinto di blu, è stata come una scintilla che ha acceso un fuoco che non si è ancora spento.

La storia di “Nel blu, dipinto di blu”

Ma come è nata la canzone più nota nel mondo? Tutto comincia in una calda domenica di luglio del 1957. Modugno doveva passare a prendere l’amico a cui aveva chiesto di scrivere una canzone forse per dagli una mano in tempi non facili, ma l’appuntamento sfumò. Così Migliacci, che per mantenersi faceva il disegnatore per un giornale umoristico, restò a casa e, dopo essersi scolato una bottiglia di Chianti, si addormentò. La prima cosa che notò (o ricordò) al risveglio furono due quadri, due stampe di Chagall appese sulla parete di fronte al letto. Osservando “Le coq rouge dans la nuit” e “Le peintre et son modèle” scrisse alcuni versi, di getto, versi che mostrò la sera stessa a Modugno.

C’è anche un’altra versione della storia, che la prima bozza era stata scritta dall’attore dopo un incubo, nel giorno più triste della sua vita. Comunque sia andata quelle parole messe nero su bianco raccontavano già di un successo. I due lavorarono per mesi al testo, ma mancava qualcosa, il ritornello. Quel “Volare oh oh”, nato – si racconta – quando una folata di vento spalancò la finestra della sua casa di piazza Consalvo nella Capitale, disperdendo alcuni fogli poggiati sul pianoforte. Il cielo azzurro dopo il temporale e le carte che volteggiarono hanno fatto il resto.

Il palcoscenico di Sanremo sarebbe stato la prova del nove. Dopo quell’esibizione, tutti, ma proprio tutti conoscevano «volare». E dire che nessuno aveva voluto cantarla. Alla fine Modugno si esibì alternandosi a Johnny Dorelli, perché fino al 1971 vigeva la regola del doppio interprete.

Certo è che da quel giorno l’Italia cominciò a sognare.



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