È da poco trascorsa la mezzanotte quando, a poco più di un’ora dall’inizio dello sfoglio, è lo stesso Matteo Renzi ad annunciare via Twitter una conferenza stampa per commentare un dato che, ormai, non lascia più spazio a speranze e interpretazioni.
Chissà se il Presidente (ormai ex) del Consiglio si aspettava una sconfitta di tale portata, chissà se ne aveva previsto le conseguenze e fino a che punto, queste, lo avrebbero travolto. In una sola notte, il segretario democratico, ha visto passarsi davanti i mille giorni del suo governo, dalla vittoria delle primarie interne al PD, alla deposizione indotta del suo predecessore, Enrico Letta, alla sua conseguente nomina a premier fino alla trionfale tornata elettorale europea del 2014 che gli aveva dato, forse, l’impressione di aver ricevuto una legittimazione che, a quanto pare, gli italiani non gli hanno mai pienamente riconosciuto. Se volessimo fare un azzardo storico, si potrebbe associare la sua parabola a quella di Napoleone, con la differenza che, quest’ultimo, non fu mai rinnegato da quei francesi che, così come lo avevano osannato a ogni trionfo, continuarono a farlo anche dopo la terribile disfatta di Waterloo.
A dire di no al capo del governo, invece, sono stati gli elettori e lo hanno fatto in un modo come, da anni, non si vedeva più fare nel nostro Paese: ben il 68,37% degli aventi diritto al voto, pari a circa 29milioni di persone, infatti, si sono recati alle urne per esprimersi in merito alla riforma costituzionale da lui stesso avanzata bocciandola nettamente con uno schiacciante 60 a 40 che neppure i più ottimisti sostenitori del fronte avverso avrebbero mai osato sperare.
Ma cos’è, in realtà, che ha segnato la fine dell’esecutivo Renzi e del suo leader? Va detto sin da subito che, fra gli italiani e il Presidente del Consiglio, non c’è mai stata una vera storia d’amore ma piuttosto una convivenza forzosa le cui sorti sarebbero state decise da tutto ciò che questo nuovo, ennesimo, amante intrufolatosi fra le coperte delle istituzioni e il popolo sovrano avrebbe fatto. Peccato perché, a ricordare ciò che diceva prima che il potere lo ingolosisse, le premesse per fare tanto e bene c’erano tutte e anche chi non aveva mai votato per il centrosinistra un pensierino sull’ex sindaco di Firenze, bisogna ammetterlo, ce lo aveva fatto. E invece no. Una volta raggiunto lo scopo, il Dr Jeckyll ha ceduto il passo a MrHyde e il Renzi-premier ha fatto tutto il contrario di ciò che aveva assicurato di fare semmai un giorno ne avesse avuto la possibilità.
Ha tradito la sua promessa di non arrivare mai al potere se non attraverso elezioni libere e democratiche. Non ha mantenuto il proposito di dare al all’Italia una nuova legge elettorale che fosse in grado di stabilire chi, un attimo dopo la chiusura dei seggi, avesse vinto e chi avesse perso. Ha prospettato riforme del mercato del lavoro e della pubblica amministrazione che, a suo dire, garantivano fuoco e fiamme ma che, al contrario, hanno cominciato a scricchiolare già pochi mesi dopo la loro approvazione. Non è riuscito a mettere un freno ai massicci flussi migratori, con annesse conseguenze, di cui solo il nostro Paese, in tutta Europa, sembra ormai farsi carico. Non ha garantito i risparmiatori truffati dalle banche ma, addirittura, ha preferito salvare gli istituti con soldi pubblici. Ha spinto gli italiani a sabotare il referendum sulle trivelle e le prospezioni marine celebratosi lo scorso 17 aprile e, dulcis in fundo, non ha sfruttato il semestre di presidenza europea italiana per smorzare l’austerity imposta dalla Germania all’Ue con politiche atte più alla crescita e agli investimenti. Troppo. Troppo per un uomo solo, troppo per un capo di Governo specie se mai eletto da un popolo che ha finito per vederlo come il terzo inquilino abusivo di Palazzo Chigi imposto, come i due che lo avevano preceduto, da lobby e finanza e che, per questo, lo ha punito severamente.
Ancora una volta, insomma, ha avuto ragione chi sosteneva che “il potere logora chi non ce l’ha” e, Renzi, suo malgrado, dal potere è stato oltremodo consumato.
Luca Nigro
