La scomparsa delle Province? Per Luigi Mazzei, consigliere regionale di FI, sarà soltanto causa di sottorappresentatività politica del Salento. Ma c'è di più: senza quell'anello di congiunzione si rompe il principio europeo della sussidiarietà verticale.
“Non è certo tagliando le Province che si risparmia sui costi della politica. E dove non arrivano a certificare questa verità le parole della Corte dei Conti o quelle proferite dal professor Pierluigi Portaluri nella sua relazione d’apertura all’assemblea dell’Unione delle Province Italiane, può e deve arrivare il buonsenso.” Ci va giù duro Luigi Mazzei, neo consigliere regionale d’opposizione, subentrato al dimissionario Mario Vadrucci nell’attaccare il cosiddetto Decreto del Rio, quel provvedimento che, passato in Senato, se sarà approvato alla Camera dei Deputati, comporterà l’abolizione di un ente che, comunque la si voglia pensare, nel territorio salentino è stato un ente trainante.
“Con la scomparsa delle Province – dice il consigliere calimerese – salta quel necessario anello di congiunzione tra Comuni e Regioni e saltando quell’anello, spezzandosi quella catena il salto istituzionale che si compie è un salto nel vuoto. Si rompe in buona sostanza il principio europeo, fatto proprio dai nostri ordinamenti giuridici, della sussidiarietà verticale. La mancanza di questo contatto con il territorio è, infine, come molti acutamente sottolineano una palese violazione della Carta Europea delle Autonomie Locali.”
E poi giù con una difesa a spada tratta dei consiglieri provinciali: “Le parole in libertà contro i consiglieri provinciali espresse da membri del nuovo Esecutivo e dell’attuale maggioranza parlamentare sono prive di verità storica perché si tratta di uomini e donne che si spendono nelle loro città e nei loro paesi in qualità di autentiche sentinelle dei cittadini, spesso fungendo da ammortizzatori istituzionali se non sociali. Si badi bene, tutti consiglieri eletti grazie al voto di preferenza degli elettori e non certamente nominati da qualcuno o entrati a palazzo con qualche manovra.”
E così il provvedimento del governo viene etichettato come un provvedimento-spot: “In tempi in cui bisogna sempre superare il populismo di qualcun altro, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha pensato bene di mettere la freccia del sorpasso sulla corsia dei provvedimenti ad effetto, ossia di quei provvedimenti-spot che riempiono le pagine dei giornali ma non portano alcun beneficio al territorio. Ci si trova di fronte ad un Robin Hood istituzionale al contrario, ad un provvedimento che nel momento stesso in cui cancella con tratto di penna le province piccole va a corroborare ed irrobustire quelle grandi chiamandole con il nuovo nome di «città metropolitane», come per la sua Firenze. E che queste nuove province sotto mentite spoglie siano tutte governate dalla sinistra è solo un caso.”
E poi dalle considerazioni regionali si passa a quelle che riguardano il Salento e la Provincia di Lecce: “Per il Salento poi la sciagura è doppia. Non solo verrebbe meno un ente che i cittadini sentono come un riferimento quotidiano per le proprie iniziative e per le proprie azioni ma si amplificherebbe il baricentrismo di cui il nostro territorio è vittima e che nella Provincia di Lecce ha avuto fino ad ora una diga che rischia di essere spazzata via in un soffio. Il Salento è un territorio esteso, articolato, complesso: la sparizione della sua Provincia lo impoverirà poiché lo priverà di quella rappresentatività politica e sociale che è necessaria. Né, come detto, funziona sollevare la leva della tanto sbandierata spending review: il passaggio dei dipendenti ad altri enti istituzionali non comporterà, invece, come tutti sappiamo costi ulteriori?”