Si sono ritrovati ai piedi della loro azienda, la Alcar di Lecce, e hanno incrociato le braccia. Sono i lavoratori dell’impresa di produzione di attrezzature per la costruzione che, dopo un anno dall’accordo raggiunto con i vertici della ditta, ora battono i pugni per richiedere le mensilità di stipendio arretrate alle quali avevano rinunciato nell’ottica di un risanamento dell’impresa.
Una accordo, raggiunto circa 13 mesi fa, che prevedeva una temporanea rinuncia delle retribuzioni per permettere ad Alcar di scongiurare la chiusura degli stabilimenti di Lecce e di Vaie (in provincia di Torino). Le promesse fatte dai vertici aziendali, però, non sarebbero state rispettate secondo i rappresentati degli operai e allora via al sit-in di protesta mattutino.
Sono circa 300 i lavoratori che si sono ritrovati in un presidio di sciopero unitario dei sindacati di categoria di 8 ore dei lavoratori metalmeccanici dell'azienda. Una manifestazione guidata dalla Fiom-Cgil e che ha coinvolto praticamente tutti i dipendenti.
La richiesta è chiara: ripristinate le retribuzioni secondo quanto previsto nel contratto prima di un anno fa, mettendo fine al “prestito ponte” alla Alcar che, a livello nazionale, occupa circa 500 lavoratori da la sede di Vaie e quella leccese.
