L’Editoriale.
E così dopo Casini e Fini, Berlusconi ha perso anche Alfano. Triste destino per i delfini, per coloro che sembravano predestinati alla successione.
Il Cav. di permettere a qualcuno di succedergli non ne vuol proprio sapere. E quindi, prima o poi, per successive scissioni, correrà il rischio serio di rimanere solo. Anche Fitto deve sentirsi avvisato, perché oggi con la scissione del Ministro dell’Interno, il delfino diventa lui, diventa lui quello che sembra ad un passo dal prendere il posto del capo.
Ma Berlusconi è immortale, la successione preparata non si verifica mai e il testamento politico, ammesso che sia redatto, non verrà mai letto agli eredi.
Eppure c’è chi è convinto che oggi il Pdl sia più forte di ieri, e probabilmente ha anche ragione. Passare all’opposizione di questo Governo non potrà che portare voti; Silvio è più forte quando deve attaccare che quando è costretto a difendere e i fatti di oggi lo porteranno, inevitabilmente, nella metà campo avversaria.
Certo l’età conta e l’immagine del Cavaliere che scende dal palco scortato dal suo medico è ben diversa da quella del leader di opposizione che, qualche anno fa, inventava le campagne elettorali sulle navi da crociera, i contratti con gli italiani, i discorsi del predellino, la comunicazione sui manifesti 6×3.
Difficile immaginare che il Berlusconi di oggi, commovente nel commuoversi, sia in grado di tirare fuori dal cilindro qualche coniglio spettacolare. L’impressione, invece, è quella di una successione che si apre all’interno di un gruppo sempre più ristretto, con meno pretendenti di prima e con il rischio che, a breve, di scissione se ne abbia un’altra, con la fuoriuscita di chi a stare sempre tre passi indietro, tra la “pitonessa” e le colombe non ne può proprio più.