Avvocati penalisti leccesi, è ancora sciopero fino a domani 27 giugno

Protestano ancora una volta gli avvocati penalisti contro le scelte del Governo e le condizioni dell’edilizia destinata alla giustizia.

L’Unione delle Camere penali ha dato vita all’iniziativa di protesta che parte dalla situazione definita “vergognosa” creatasi a Bari al palagiustizia, oltre che dallo stato generale dell’edilizia giudiziaria in Italia. Per non parlare delle politiche in tema di Giustizia annunciate dal nuovo Governo.

Così, gli avvocati penalisti leccesi, insieme ai Colleghi di tutta Italia, sono in astensione dalle udienze penali dal 25 e fino al 27 giugno.

avv. Silvio Verri

“Il caso di Bari – spiega l’avv. Silvio Verri presidente della Camera Penale di Lecce – ed anche il rimedio che il Ministro della Giustizia ha estratto dal cilindro, sono di una gravità inaudita. In pratica, secondo Bonafede, rimosse le tende, segno antiestetico e troppo visibile di una patologia cui non si sa porre rimedio, il malato viene dichiarato guarito per decreto. Sospesi i termini di prescrizione, si salvano i processi in corso e così il malato può morire serenamente. Sospendere la prescrizione “fino a quando non cesserà la causa della sospensione” (ovvero il disastro causato dal Ministero stesso) significa impedire per anni il regolare esercizio della giustizia penale e del lavoro degli Avvocati, sottrarre ai cittadini, indagati, imputati e persone offese, ed alla collettività intera, ogni aspettativa di effettivo riconoscimento dei diritti e delle garanzie che l’ordinamento riconosce loro”.

Secondo il presidente Verri le “cause del disastro” sono da attribuirsi “all’incuria, ai ritardi, alle colpevoli omissioni di un Ministero”.

A preoccupare, poi, sono “i primi passi del Governo in materia giudiziaria: è stata bloccata la riforma dell’ordinamento penitenziario, si inneggia al carcere come soluzione di tutti i problemi, è stata depositata una proposta di riforma demenziale in materia di legittima difesa”.

E gli avvocati penalisti esprimono la propria contrarietà. Ancora una volta.



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