Basta con questa Capitale della Cultura. Inventiamocene un’altra

C’è chi non sa perdere e chi non sa controllare la sua natura di avvoltoio, pronto a gettarsi sul pasto preparato da altri. La storia di Lecce Capitale della Cultura ci ha stancati. Il Comune è stato già giudicato, ma la faccenda dei voti è una polemica ridicola.

Ma chi se ne frega dei voti dati a Lecce Capitale della Cultura 2019. Figuriamoci se i leccesi che non hanno mai partecipato all’avventura quando c’era da fare davvero qualcosa, adesso si preoccupino del fatto che Lecce sia arrivata seconda o ultima.

Come dice un bravo giornalista sportivo leccese, per i tabellini, gli albi d’oro e gli annuari conta solo arrivare primi.  Secondi o ventesimi è uguale perché non risulta sulle carte. Lo stesso vale per Lecce Capitale 2019, una volta appurata l’inadeguatezza del progetto messo a punto da Airan Berg e il suo staff, adesso non ci dovete rompere con le polemiche sui voti.

La lezione l’abbiamo già imparata e più di tutti il sindaco Perrone, che per carattere e natura politica non è uno a cui piace perdere e questo va bene perché di gente rassegnata ne abbiamo già troppa, ma la storia dei voti impallidisce rispetto alla supponenza con la quale si è affrontata la faccenda Capitale della Cultura.

Semplicità, cortesia e partecipazione, tutto quello che è mancato a Lecce e ha avuto Matera. Il sindaco ha condotto male la battaglia, una battaglia che era giusto fare, ha sbagliato tattica e ha sbagliato allenatore e infatti ha perso, ma adesso questi santoni dell’opposizione che non si vedono e non si sentono mai, che sono rintanati in attesa che qualche raggio di luce li faccia uscire dal loro letargo, continuino a fare la nanna nel loro inverno, perché se fosse stato per loro Lecce non avrebbe nemmeno partecipato.

Se Perrone deve dimettersi perché ha mentito sui voti della Commissione allora dovremmo condannare tutto l’esercito politico istituzionale d’Italia e nessuno sarebbe al sicuro.

Il sindaco vada avanti e pensi ad amministrare la città, perché 2 leccesi su 3 glielo hanno chiesto, quegli stessi leccesi che pensano di sopravvivere comunque anche senza il fregio di Capitale della Cultura.