Bufera sulla Stp, Pepe attacca tutti: ‘Il bilancio è in attivo, mi dimetto’

Non si placano le polemiche sulla Stp, anzi si alimentano. Questa mattina l’amministratore unico della partecipata Luigi Pepe ha annunciato le sue dimissioni: bilancio alla mano ha illustrato i numeri, attaccando i vertici politici della Provincia di Lecce.

Luigi Pepe mostra i bilanci, attacca la classe dirigente della Provincia di Lecce e si dimette dal suo incarico che lo vedeva alla guida della Stp. Termina così, dunque, bruscamente l’avventura di Pepe come Amministratore Unico della partecipata dell’ente salentino deputato ai trasporti. Non ci è stato l’oramai ex Ad della società ad essere indicato come causa di ogni male: una partecipata presa in mano in quel che sembra un lontano 2010, piena zeppa di debiti. Ed ecco allora che Pepe si è presentato nella mattinata di oggi con le carte del Bilancio alla mano, spiattellando le sue verità.

‘Oggi facciamo chiarezza per tutta la comunità: il primo mio atto firmato in questa società è stato quello di sospendermi le competenze, tagliando il 50% delle indennità accessorie. Poi anche i contratti di solidarietà, per primi in Italia. Il tutto ha portato a un risparmio per l’azienda e che pareva aver reso felice il presidente Antonio Gabellone. Se domani dovesse venire al mio posto un nullatenente, potrebbe fare qualsiasi cosa: un amministratore, infatti, risponde con tutto il suo patrimonio, così come la legge vuole’.

Ecco le carte, quindi: ‘Guadate i bilanci, sono in attivo. C’è gente che mi addita come l’autore di un disastro che in realtà non esiste. Stp è una società sana, rispetto a tutte le altre partecipate della Provincia fallite nel corso degli anni. La ‘Tito Schipa’, ‘Salento Energia’, in questi mesi anche ‘Alba Service’: hanno tutte fallito. Noi invece no. E sapete perché? Perché siamo stati in grado di fare scelte in piena autonomia rispetto all’apparato politico’. In sostanza, non sono andate giù all’apparato politico di Palazzo dei Celestini decine e decine di assunzioni decise direttamente la Luigi Pepe, lamentando così una scarsa partecipazione ad una società che, per definizione, è detta appunto ‘partecipata’.

Quindi l’attacco: ‘Non ho abbassato la testa davanti a questi signori che volevano mettere le mani su una società sana: consulenze esterne, amici di amici da accontentare e altre porcherie. Con me alla guida non c’è mai stato di tutto questo: ora che vado via vedrete quanto di tutto questo verrà elargito’. Il numero uno di Stp, invece, rivendica le sue scelte, capaci di mantenere in vita un’impresa a rischio default.

Ma Pepe non si ferma qui e prosegue: ‘Sono stato minacciato: mi hanno detto che l’avrei pagata cara se non avessi aggiustato il tiro.  Ora tutto finirà in Procura perché mi sento vittima di estorsione, concussione e violenza privata’.
Quindi l’annuncio: ‘lunedì rassegnerò le mie dimissioni, nessuno così mi caccerà. Avrebbero voluto cacciarmi loro (la riunione a Palazzo dei Celestini era stata fissata per il prossimo 26 gennaio, ndr), ma la verità e che volevano mettere le mani su questa società’.  Il discorso, poi, torna sulla vicenda assunzioni: ‘Noi  abbiamo deciso di puntare sui conti al loro posto. Partivamo da 3,8 milioni di euro di debito: non ho mai questo denaro alla Provincia, e la ricapitalizzazione è stata permessa soprattutto dalla Regione’.

Pepe è un fiume in piena: ‘Non sono mica un Gabellone qualsiasi io. Ho eliminato ogni tipo di convenzione, partendo da quella a Seat: i costi erano troppo elevati. Abbiamo fatto fare il lavoro dei lavaggi ai nostri dipendenti interni perché un’impresa esterna chiedeva troppo per noi.  La mia immagine non la cancelleranno:  io sono sempre stato eletto e mai nominato. Hanno avuto il coraggio di provare a cacciarmi mentre ero in ospedale.’

Insomma, la situazione, già calda di per sé, ora diventa scottante, con Pepe che è pronto a proseguire la sua battaglia in Tribunale. Ora, intanto, già iniziano a circolare le prime voci sul suo successore. Tra i corridoi soffiano i nome di Mino Frasca, Francesca Conte, Damiano D’Autilia. Tutte fantasie: è la legge a vietarlo. Il Decreto legislativo numero 39 del 2013, infatti, in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, vieta che un soggetto politico eletto e parte attiva in una pubblica amministrazione negli ultimi due anni possa essere incaricato al vertice di una partecipata.



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