‘Il Castello Carlo V restituito al Demanio? Salvemini ha scarso amore per Lecce’, l’editoriale di Adriana Poli Bortone

Adriana Poli Bortone, ex sindaco di Lecce che aveva valorizzato il Castello Carlo V, commenta per Leccenews24, con un editoriale, la scelta della Giunta Salvemini.

La restituzione al Demanio dal Comune di Lecce della sua parte di proprietà del Castello Carlo V non poteva passare e non passerà in sordina. Non lo permetteranno i leccesi. E infatti il primo sentimento che tantissimi cittadini mi hanno espresso appena hanno appreso la notizia è stato di rabbia e di grossa incredulità. Io invece non sono rimasta incredula e dico che il provvedimento è assolutamente in linea con quello che hanno fatto Salvemini e la sua Giunta, perché appartiene al loro modo di fare, di pensare, di essere. E’ consequenziale allo scarso amore che hanno dimostrato in questi anni nei riguardi della città.

Generalmente chi ama la propria città, ama la custodia dei monumenti, ama l’appartenenza delle testimonianze storiche della comunità. E chi meglio di un’amministrazione comunale dovrebbe sapere come si deve gestire il proprio patrimonio che è identità, storia, vissuto e testimonianza da offrire ai cittadini prima ancora che ai turisti?

Carlo Salvemini, invece, non ama tutto questo, lo abbiamo visto con la villa comunale, lo vediamo col progetto dell’ex Galateo e adesso ne abbiamo conferma con la gelida volontà di alienare un bene che altri al suo posto avrebbero fatto di tutto per acquisire al patrimonio della città così come è stato fatto per altri immobili che erano nella stessa situazione.

E’ un gran dispiacere notare questa disaffezione, per cui quando andrà via questa amministrazione ci lascerà una città sciatta, violentata da interventi assolutamente inopportuni e delegata ad altre istituzioni piuttosto che all’amministrazione comunale.

Probabilmente c’è anche un’incapacità a saper gestire questi immobili di pregio come i Teatini, violentati con interventi per allocare improbabili uffici comunali o progetti che comunque violano le minime regole di rispetto dei vincoli culturali.

E’ un peccato che sia stato interrotto così brutalmente un percorso iniziato nel 1998 quando ereditammo una città abbandonata e che, dall’ingresso alle periferie, non aveva alcun criterio di vivibilità, di qualità della vita. D’altro canto se si avesse cura della qualità della vita dei cittadini, Lecce non sarebbe agli ultimi posti della graduatoria. Aspettiamo questi ultimi due anni nella speranza di poter vedere rifiorire la città con un’amministrazione che ne abbia più cura e che dimostri più amore.



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