Chiusura sportelli postali, Stefàno: «Intervenga il Ministro per ripristinare un pubblico servizio»

Il Senatore Dario Stefàno presenta un’interrogazione parlamentare che intende far luce sulla chiusura di migliaia di sportelli postali in tutta Italia. In Puglia chiusi già 27 uffici di cui 19 nella provincia di Lecce.

Poste italiane, può bastare il solo criterio economico per decretare la chiusura di migliaia di sportelli postali in tutta Italia, con tutti i gravissimi disagi che si abbattono sugli anziani e i soggetti più deboli delle nostre comunità? Evidentemente no, il Ministro intervenga per ripristinare quello che è a tutti gli effetti un pubblico servizio”.  Il senatore Dario Stefàno interviene nuovamente sull’argomento con una interrogazione al Ministro dell’Economia, anche alla luce di alcune notizie stampa secondo cui AGCOM vorrebbe avviare un ulteriore nuovo piano di razionalizzazione del servizio postale con la chiusura di altri uffici in ragione del principio di diseconomicità.
 
Dal 2012 ad oggi in tutta Italia – spiega il senatore – per ora sono stati chiusi oltre 1000 sportelli. Solo in Puglia se ne contano 27, di cui ben 19 nella provincia di Lecce. Tra questi, l’ultima chiusura di Frigole (LE) va a sommarsi a quelle di Serrano e San Cataldo: in sostanza buona parte della fascia costiera leccese è priva di un ufficio postale”.
  
“Una recente sentenza del Tar Lazio sottolinea Stefàno ha sancito l’illegittimità dei criteri adottati da Poste ed ha ribadito che il fondamento delle scelte organizzative per il servizio postale deve essere il pubblico servizio.  Secondo la stessa sentenza, anche il decreto ministeriale del 2008, che ha dato il via alla razionalizzazione, ha profili di illegittimità in quanto in contrasto con il diritto comunitario e perchè risultano omessi gli interessi pubblici rilevanti laddove, proprio per la scarsità degli abitanti, mancano altre reti infrastrutturali. Sono le aree rurali o le frazioni di comuni, anche capoluogo, dove chi ci vive non sempre è nelle condizioni di raggiungere lo sportello più vicino, che è anche a decine di chilometri. Ben oltre i 6 Km indicati dal Ministero come distanza massima. Occorre insomma correggere il tiro, perché la razionalizzazione non può avvenire, come sempre, a danno dei più deboli”.



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