Darsena in stato di abbandono e degrado. Parte l’esposto denuncia di Antonio Capone

L’ex assessore comunale continua una battaglia che, a dire il vero, porta avanti da anni. Con la passione e l’irruenza che lo contraddistinguono, prende carta e penna per esporre una situazione che i diportisti leccesi conoscono sin troppo bene. Purtroppo per loro…

In tanti, tantissimi conoscono lo stato della darsena di San Cataldo. Ma sono pochi, anche tra i diportisti stessi, coloro che non si rassegnano. Di certo la rassegnazione non è nelle corde caratteriali di Antonio Capone, politico di razza e combattente di lungo corso, ex assessore della Giunta di Adriana Poli Bortone e sempre attivo con iniziative civiche nel capoluogo salentino. Capone non ha paura di esporsi in primo piano per denunciare ciò che è sotto gli occhi di tutti.
Eppure nel corso degli anni si è parlato spesso della promozione delle marine leccesi, del progetto “riviera di Lecce”, dell’idea di “Lecce Lido”, della necessita di sviluppare il turismo nautico da diporto, ecc. ecc.
Parole, parole, parole…come cantava la bravissima Mina.
Cosi Capone prende carta e penna e scrive.
Riportiamo per intero il suo esposto-denuncia nella certezza che possa essere l’ennesimo tentativo per portare avanti una battaglia che restituirebbe a Lecce il suo porto.
La vocazione costiera di un luogo è fatta anche dai servizi che riesce ad offrire.
 
 «Il sottoscritto è proprietario di una imbarcazione da diporto ormeggiata presso la Darsena di San Cataldo.

Allo stato, chi scrive , così come molti altri diportisti, non ha cognizione del soggetto giuridico che ha in gestione la Darsena e non sa nemmeno a chi dovrebbe corrispondere il relativo canone di ormeggio.

Tale situazione è in corso da anni e, per vero, il sottoscritto dubita che il pagamento sia effettivamente dovuto a chicchessia in quanto l’intero sito, patrimonio pubblico demaniale versa in un grave stato di abbandono e costituisce elemento di pericolo e danno per la stessa salute pubblica .

Vi è innanzitutto da rilevare che da anni non viene offerto alcun servizio ai diportisti che di fatto hanno continuato ad usufruire dell’ormeggio senza che vi siano le condizioni minime di sicurezza pur richieste dalla legge.

Il Comando dei Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza dovranno accertare se sussistono violazioni di legge in materia di normativa antincendio e fiscale per quanto qui si evidenzia;
Il servizio di rifornimento carburanti è da anni cessato in quanto per l’evidente stato di degrado della colonnina di rifornimento e, si deve supporre, anche del serbatoio di contenimento dei carburanti, non vi è possibilità che le autocisterne scarichino i carburanti che certamente rischiano di essere dispersi in mare.

I diportisti, per sopperire a tale evidente disagio che impedirebbe alle imbarcazioni di salpare per difetto di carburante, sono soliti effettuare il rifornimento in modalità “fai da te” cioè trasportando taniche in plastica , più o meno colme di carburante acquistato presso distributori addetti al rifornimento per autovetture , e provvedendo così , a riversarlo nei serbatoi delle imbarcazioni.

Detta pratica appare pericolosissima e non consentita dalla legge.

Presso i distributori siti per strada è vietato, l’approvvigionamento in taniche di plastica, ed è altresì vietato il trasporto e tantomeno è consentito di riversare il liquido infiammabile sotto il sole ed in presenza di altri materiali infiammabili.

Sicchè non vi è chi non possa vedere che prima o poi potrà accadere un grave evento che rischia di mandare in fumo le numerose imbarcazioni presenti all’ormeggio all’interno della darsena.
Inutile sottolineare che lungo tutta la banchina e nei locali adiacenti alla stessa non vi è la presenza di un solo estintore carico ed in regola con il certificato di verifica della ditta che lo fornisce.

Lo squallore generale che caratterizza lo stato dei luoghi è tale da far facilmente immaginare che fenomeni di autocombustione possono sviluppare incendi per la presenza di erbacce secche che circondano la banchina con ogni conseguenza immaginabile.

La Polizia Municipale ed il Dirigente dei Lavori Pubblici vorranno constatare e conseguentemente adottare in provvedimenti che riterranno opportuni in merito a:
Le strutture interne della darsena sono totalmente abbandonate, pericolanti e dunque pericolose per chiunque faccia accesso in quell’area.

Ci riferisce particolarmente al tetto del capannone già adibito un tempo ad uffici, bar e sala di ricevimento, alle vecchie strutture che un tempo costituivano le pensiline per parcheggio coperto delle autovetture, ed alla pavimentazione tutta circostante che è assolutamente disconnessa e dunque foriera di inside e trabocchetti per chiunque transita in quei luoghi.

Ciò che è più grave è il fatto che vi è ragione di ritenere che gli scarichi fognari dei servizi igienici, pur fatiscenti, posti a servizio della darsena, siano collegati direttamente in mare tant’è le maleodoranti esalazioni che provengono dalle acque marine interne al bacino della darsena.

Inoltre, vi è da verificare se il servizio idrico proveniente dalla darsena sia stato dirottato a servizio di altri stabilimenti in considerazione del fatto che durante l’estate non vi è servizio idrico presso i locali della darsena.

Di recente sono apparsi dei cartelli con la scritta “Lavori in Corso “.
Tuttavia non vi è alcuna indicazione degli elementi minimi previsti dalla legge in merito alla Committenza, alla impresa esecutrice ma ,soprattutto nulla si legge in ordine alla denuncia inizio attività , alla relativa concessione da parte del Comune , ai nominativi dei responsabili di cantiere e quant’altro.

La Capitaneria di Porto, il Corpo Forestale dello Stato e l’Ufficio Demanio vorranno verificare ed accertare quanto segue:

Periodicamente vengono dragate dal canale di accesso alla darsena le alghe che poi vengono posizionate nelle immediate vicinanze dello stesso.
Innanzitutto si rileva che è sempre la medesima ditta che esegue tale intervento e in proposito ci si chiede se il servizio viene assegnato a seguito di apposita gara ad evidenza pubblica ovvero se la gestione del tutto avviene in violazione di canoni fondamentali previsti dall’ordinamento.
In ogni caso ci si chiede che il trattamento delle alghe ed il prelievo dal canale sia legittimo e consentito.

Sempre La Capitaneria di Porto vorrà prende atto del fatto che i segnali di ingresso al Porto sono assolutamente non funzionanti e ciò determina la certa impossibilità di accedere in sicurezza al canale di ingresso alla darsena.
Il responsabile dell’Ufficio Demanio vorrà verificare se è legittimo che il Comune non gestisca direttamente il territorio lasciandolo nel completo abbandono ovvero in gestione di terzi senza l’osservanza dei requisiti minimi di legge per le ditte incaricate di pubblico servizio.

Si segnala in proposito che, tra l’altro, di recente sulle cancellate esterne della darsena è stata apposta un’insegna che reca il nome della cooperativa dei pescatori del Capo di Leuca.

Ciò farebbe ritenere che il possesso e la gestione della darsena sia affidata alla cooperativa, ma all’evidenza pubblica non è dato sapere se l’eventuale affidamento del servizio sia stato concesso a seguito di pubblica gara, ciò anche con riferimento al fatto che in un passato recente altri soggetti, nella qualità di rappresentanti di altre società , avevano avuto accesso ai locali della darsena dichiarandosi titolari di una concessione acquisita all’esito di una pubblica gara.
Tali soggetti, di fatto, scomparirono dalla scena soprattutto perché non riuscirono a gestire la questione relativa al personale dipendente della darsena che da sempre ha prestato la propria attività lavorativa in quel luogo.

Le ulteriori autorità in indirizzo quali l’Ispettorato del Lavoro, AUSL,INAIL vorranno accertare se nella gestione dell’area anche con riferimento ai lavoratori che prestano la propria attività ed agli aspetti sanitari, vi siano violazioni di legge per quanto sin qui esposto.

Tutto ciò premesso. Il sottoscritto titolare di interesse privato quale diportista già cliente della darsena nonché titolare di interesse diffuso quale cittadino del comune di Lecce, proprietario del bene demaniale pubblico di che trattasi, chiede che tutte le autorità in indirizzo vogliano esperire ogni opportuna indagine al fine di verificare la ricorrenza dei fatti sin qui esposti e dunque adottare ogni provvedimento che si riterrà utile e consono al dettato normativo in vigore in tema di sicurezza, tutela dell’ambiente, normativa antincendio ed inquinamento , ed evidenza pubblica della gestione dei beni demaniali.

Inoltre si fa presente che non essendo offerto alcun servizio ai diportisti, nemmeno in termini di custodia o sorveglianza delle barche all’ormeggio, si chiede al Comando dei Carabinieri di accertare se sia legittima al pretesa della corresponsione di un canone di ormeggio in assoluta carenza di una sinallagma contrattuale.

Si fa presente in proposito che ingenti danni derivano alle imbarcazioni ivi presenti,
Chi scrive ha già avuto modo di denunciare, nell’anno 2013, il danneggiamento subito dalla propria imbarcazione nel cui serbatoio furono versati acidi di batterie che resero necessari interventi di ripristino totale dei motori per un costo di circa 1700,00 euro.

Vi è interesse specifico a richiedere risarcimento del danno anche se, ad oggi, non vi è stata ancora alcuna risposta dalle autorità preposte in ordine alla richiamata denuncia.
Infine si chiede che il Commissario della LNI voglia prendere atto del presente esposto e nell’ambito delle proprie attribuzioni esperire ogni attività che riterrà idonea.
Il sottoscritto chiede di essere informato sugli esiti del presente esposto sia in ipotesi di richiesta di archiviazione che di proseguimento di azione penale.

Lecce, 8 Agosto 2014 – Dott. Antonio CAPONE»
 
Al grido di “Non ci stiamo!”, l’esposto-denuncia, oltre che agli organi di stampa per conoscenza è stato indirizzato al Comando Polizia municipale, al Comando dei Carabinieri NOE, al Comando Provinciale VVFF, al Dirigente Lavori Pubblici Comune di Lecce,  al Responsabile demanio del Comune di Lecce, alla Capitaneria di Porto Zona Faro di San Cataldo,  al Corpo Forestale dello stato, al  Comando Guardia di Finanza, Commissionario Lega navale Italiana Delegazione San Cataldo, al  Questore di Lecce, all’Ispettorato del lavoro di Via Lupiae, all’ Inail e all’ Asl di Lecce.



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