Decisione UE sulla Xylella, rischio sventato o territorio abbandonato al suo destino?

La decisione UE in merito al contrasto della xylella lascia perplessi e, per certi versi fa paura: ora a rischio sarebbero altre produzioni made in Salento e in tanti si ribellano a quanto deciso a Bruxelles.

L’attesa è finita, la decisione della Commissione europea sulle soluzioni per combattere la famigerata e terribile Xylella fastidiosa che sta uccidendo – così come ci raccontano da sempre – gli ulivi del Salento, è arrivata. Da qui reazioni a catena, bisogna dire alquanto discordanti. C’è da capire la concretezza delle parole che arrivano da Bruxelles, ma soprattutto il punto di vista di chi guarda.

Se il Governatore di Puglia, Nichi Vendola scrive “Il rischio di desertificazione del Salento è sventato. Eravamo partiti – sottolinea il presidente della Regione- da una prospettiva catastrofica che era quella di procedere a eradicazioni indiscriminate, con il rischio di una desertificazione. Questo rischio è stato sventato con la battaglia strenua della Regione Puglia e del Ministero e grazie anche alla grande mobilitazione dei cittadini”; dall’altra leggiamo le parole del parlamentare democratico Salvatore CaponeLe misure restrittive decise dal Comitato Ue per la salute delle piante con il conseguente obbligo di eradicazioni, nelle zone a nord della Puglia, non solo delle piante infette ma anche di quelle sane cosiddette ospiti in un raggio di cento metri lasciano interdetti. Quasi che salvaguardare le altre colture italiane ed europee debba automaticamente tradursi in un decreto di morte del paesaggio salentino e pugliese. E questo ci pare un pericolosissimo precedente per altre regioni e altri paesi in cui, complici anche i cambiamenti climatici, dovessero verificarsi epidemie simili a quella che ha colpito gli ulivi salentini. Altrettanto inaccettabile la decisione di blocco delle esportazioni di piante pugliesi verso i paesi Ue, che significa automaticamente la morte dei nostri vivai e di un’economia rilevante per la nostra regione”.

C’è da dire che qualcosa non torna e qualcuno deve mettersi d’accordo. Ad abbattersi sulla decisione europea è anche La Voce dell’ulivo, l’alleanza di produttori che si sta battendo per il territorio così come tante altre associazioni. “Con la decisione di considerare “zona di insediamento” la Provincia di Lecce, l’UE coglie l’opportunità di abbandonare il Salento – scrivono perentori – Questo risultato, è vero, condurrà all’annullamento, dai noi sempre auspicato, dell’obbligo di sradicare gli alberi malati nella “zona infetta” ma di contro, pochi sanno e molti fingono di non sapere, che con questa decisione, la Commissione Europea ha colto l’occasione per declinare ogni sua responsabilità nei confronti del Popolo Salentino. Dimostrando, di fatto, il suo totale disinteresse per quello che potrà essere il futuro del nostro Territorio. Infatti l’UE prendendo atto che nella Provincia di Lecce il batterio è ineradicabile, per questo dichiarata “zona di insediamento”, concentrerà i suoi sforzi solo nei territori a Nord di Lecce, per cercare di bloccare l’avanzamento del batterio lungo i territori Italiani ed Europei”.

Altro elemento negativo della decisione UE messo in evidenza da La Voce dell’Ulivo e che avrà ricadute devastanti sul territorio, è rappresentato dal blocco della coltivazione vivaistica, in modo particolare delle barbatelle salentine, “che decreterà la scomparsa di un comparto produttivo di pregio per il nostro Territorio”.
Dalla Voce dell’Ulivo riferiscono: “per quanto riguarda il settore vivai e delle barbatelle chiediamo alla Regione Puglia di rimodulare le risorse, pari a 33 milioni di euro, della misura 2 servizi di consulenza nel PSR 2014 – 2020, destinandole agli agricoltori ed in modo particolare ai vivaisti, valutando ad esempio la possibilità di dotare quest’ultimi di screen house (barriere anti insetto) per consentire il prosieguo della loro attività produttiva”.
Ancora dalla Voce dell’Ulivo: “riguardo al cambio di destinazione dei 33 milioni di euro previsti nella misura 2 del nuovo PSR, invitiamo tutte le organizzazioni di categoria ad esprimersi in merito”.“Infine – concludono i produttori – riteniamo comunque fondamentale il lavoro svolto dai nostri ricercatori e forse, per la prima volta, anche dalla politica nel mitigare le posizioni estreme, degli Stati Membri, trapelate nei giorni precedenti la decisione UE”.



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