Eradicazione degli alberi malati nelle aree infette in un raggio di 100 metri. Questa la decisione del Comitato UE per la salute delle piante in ragione delle cosiddette azioni anti-Xylella. Ciò significa che verranno applicate rigide misure riguardati rimozione e distruzione delle piante infette, entro determinate zone, a prescindere dal loro stato di salute. Per l’Italia, però, sarà possibile applicare valutazioni di contenimento nell’intera provincia di Lecce laddove non serva più eradicare. Non solo. Resta in piedi il requisito di rimuovere sistematicamente tutte le piante infette e di testare le piante circostanti nell'arco di 100 metri in una zona di 20 km adiacente alle province di Brindisi e Taranto. Capitolo importazione. Le piante suscettibili alla Xylella osserveranno strette condizioni. Si è parlato di un bando specifico per le importazioni di piante di caffè provenienti da Honduras e Costa Rica, dato l'elevato rischio di essere infettate dal batterio.
Insomma, da Bruxelles confermate le previsioni della vigilia. In queste ultime ore, la politica ne sta ancora discutendo. Leccenews24.it, invece, ha voluto concedere spazio a chi lavora sul campo ogni giorno. Gli agronomi salentini, infatti, potrebbero fornire un parere tecnico fondamentale all’emergenza xylella. Perché così va chiamata: un’emergenza. Il Salento, da circa due annetti, si trova a fronteggiare un batterio-killer giunto dall’estero – vari studi dicono che provenga dagli oleandri importati dalla Costa Rica – e par farlo l’unica soluzione è proseguire nella ricerca. A ribadirlo è anche Rosario Centonze, presidente dell’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali della provincia di Lecce, nella giornata di ieri ospite della nostra redazione per ascoltare le nostre domande sull’argomento. E, senza troppi giri di parole, lancia un messaggio:«Noi agronomi siamo pronto a fornire il nostro supporto contro la battaglia alla xylella».
Ma andiamo con ordine. Nell’intervista video rilasciataci – che consigliamo agli utenti di ascoltare integralmente – Centonze entra subito nel dettaglio della questione:«Fondamentale, anzitutto, informare l’opinione pubblica e le aziende agricole. Noi teniamo molto a questo aspetto. Siamo di fronte ad un’emergenza che sta mettendo in ginocchio il territorio e bisogna stare attenti a come si interviene. Perché la pianta potrebbe avere delle reazioni differenti a seconda che viva a Santa Maria di Leuca o ad Oria». «Occorre utilizzare delle buone pratiche agricole – prosegue – e comprendere le motivazioni di determinate operazioni. Cerchiamo di comprendere le dinamiche che un prodotto può provocare».
Il dottor Centonze ricorda anche altri punti rilevanti circa i disseccamenti rapidi degli ulivi: «L’avanzata del parassita potrebbe derivare anche da un insieme di fattori. Esempio? L’inadeguata cura dei terreni». Uno sguardo anche al piano-Silletti:«Noi vogliamo contribuire a implementarlo, poiché non è un documento rigido e, dunque, aperto a eventuali modifiche. Esistono però delle direttive europee da rispettare. Bene, applichiamole nel miglior modo possibile».
Da qui la proposta:«Siamo sicuri che sia proprio un batterio a determinare la scomparsa degli ulivi? Parliamo di esseri viventi millenari e molto resistenti. Allora creiamo un laboratorio a cielo aperto, nel quale si possa percepire in tempo reale cosa succede ad una pianta qualora, ad esempio, dovessimo asportarne una parte malata». «Noi agronomi siamo dei professionisti, laureati e iscritti ad un albo professionale, dunque abbiamo voce in capitolo. Vogliamo fornire il nostro contributo al territorio, sul quale serve scommetterci. Non si deve distruggere un’intera economia».