Questa eradicazione non s’ha da fare: il deciso ‘no’ di Palazzo Carafa

Questa mattina, a Palazzo Carafa, un consiglio comunale che ha posto in primo piano l’argomento Xylella fastidiosa assieme a studiosi e associazioni di categoria. Posizione netta del sindaco Perrone:’No a eradicazione totale’.

L’eradicazione no limits degli ulivi salentini disseccati possiede un senso? Stando agli ultimi studi – esposti stamattina da un pool di esperti presenti a Palazzo Carafa – non proprio. Perché se così fosse, allora, i medesimi interventi 'a gamba tesa' sulla Xylella fastidiosa – varati dall’UE – dovrebbero riguardare anche altre specie in cui cominciano a notarsi i primissimi sentori della malattia: oleandro, ciliegio, pesco e via dicendo. Quindi che si fa? Vanno abbattute tutte quelle piante manifestanti tale tremenda sintomatologia senza ascoltare l’autorevole voce empirica dei ricercatori? E magari arrendendosi alle decisioni assunte dal governo francese? Occorre considerare solo il piano anti-Xylella affidato al Commissario Straordinario Giuseppe Silletti?

PERRONE:“NO A ERADICAZIONE TOTALE” – Una risposta definitiva, dal punto di vista scientifico, non esiste. Emerge, però, la netta posizione – rimarcata dal sindaco di Lecce, Paolo Perrone – dell’intera assise cittadina riunitasi nel consiglio comunale odierno. “Necessario opporsi con netto rifiuto all’eradicazione, da considerare applicabile solo come estrema ratio per piante completamente compromesse, identificate con georeferenziazione e dopo reiterati esami scientifici”. Non solo. Il primo cittadino pone l’accento sulla “identificazione totale di questo territorio con l’albero dell’olivo”, pertanto “non possiamo e non dobbiamo permettere a nessuno di violentarlo!”. Perrone ribadisce anche la contrarietà all’uso indiscriminato dei pesticidi, poiché sottovaluterebbe “i possibili e gravi danni che gli stessi possono apportare all’ecosistema aria-suolo, alle catene alimentari e quindi all’uomo”. Utilizzare eccessivamente i fitofarmacipone grandi problematiche, in quanto la biochimica delle sostanze colpisce molte forme di vita animale e vegetale” con “gravi danni sia sulla biodiversità che sugli allevamenti di api in forte espansione, soprattutto nel Parco Naturale Regionale Bosco e Paludi di Rauccio, nonché nelle zone marine”.

LETTERA DI PAGLIARO AL MINISTRO MARTINA – Previsto nel tardo pomeriggio l'arrivo a Lecce del Ministro alle Politiche Agricole, l'on. Maurizio Martina. A tal proposito, il presidente del Consiglio Comunale della Città di Lecce, Alfredo Pagliaro, ha anche diffuso una lettera indirizzata proprio allo stesso Martina:"I piani strategici di interventosi legge nella parte finaledovrebbero essere almeno rivisti nell'audizione presso la Commissione per la salute delle piante del 27 e 28 aprile a Bruxelles, così come gli interventi economici. Di tutto ha bisogno la nostra terra, il nostro Salento, tranne che di barbarie e di ulteriori sprechi". 

Un’opinione emersa dopo l’analisi dei rappresentanti provinciali delle associazioni di categoria, ovvero Copagri, Aprol Lecce, Cia e Coldiretti. Completa ed esaustiva, inoltre, l’analisi del fenomeno diramata in sala dal professor Giuseppe Ciccarella del CNR. Al momento, una soluzione efficace ed eventualmente alternativa al “Piano Silletti”, potrebbe prevedere l’utilizzo di nanotecnologie. «Alcuni nano-vettori che – spiega Ciccarella – trasportando il carbonato di calcio all’interno della pianta infetta, raggiungerebbero l’organo vitale, esaltandone la bio attività».

DA DOVE VIENE – Prima di entrare nel merito della possibile medicina, Ciccarella illustra nei dettagli la crono-storia del batterio. Anzitutto, non si tratta di una patologia sviluppatasi nelle nostre campagne. Molto più probabile, invece, che provenga dalla Costa Rica, sebbene ciò non risulti tuttora confermato. Giunta qui nel Salento tramite l’importazione di piante già malate, l’insetto vettore della Xylella – che si ciba del germoglio fresco – succhiandone la linfa viene anch’egli contagiato dal virus. E, di conseguenza, il viaggio di questa ‘sputacchina’ o ‘cicalina’ porta con sé la scia dell’agente patogeno, diffondendolo ovunque sosti per mangiare.

COS’È – «La definizione esatta è “Sindrome da disseccamento rapido”, dovuto alla fisiologia stessa del vegetale» – specifica Ciccarella, che entra nello specifico: «Il batterio colonizza il sistema linfatico. Ostruisce i vasi della pianta, impedendo il normale flusso d’acqua. Non muore nemmeno con la potatura o l’eradicazione, semmai ri-vegeta dal basso; ma sempre che il liquido xilematico non riesca a raggiungere l’albero a causa di questi ‘tappi’ formati dal propagarsi dei microrganismi infettivi».

POSSIBILI RIMEDI – Al momento si potrebbe intervenire in determinati modi. Eppure, Ciccarella avverte: «Le guerre vengono vinte mediante una strategia; prevedendo le mosse del nemico e scendendo in campo con armi appropriate». Il rimedio di sciogliere quei “tappi” che impediscono il normale andamento del sistema linfatico, però, farebbe solo “passare il raffreddore”. Lo “sciroppo per la tosse” avrebbe un effetto limitato, poiché i batteri tornerebbero nuovamente a colonizzare i vasi dell’ulivo, sbarrando il passaggio dell’acqua. Come agire dunque? Semplice, attraverso la prevenzione. «Piuttosto tardivo intervenire dove già è visibile un rametto secco. Attraverso l’analisi dei metaboliti (piccole molecole) si possono individuare i patogeni. Metodi che già applichiamo per valutare i generi alimentari. In sostanza, cerchiamo il prodotto della vita di una pianta verificando la presenza di molecole in una quantità spaventosamente piccola». Dunque, ecco sopraggiungere l'ipotesi dei nano-vettori citati in precedenza: «Incapsulando il carbonato di calcio, che agisce come un vero e proprio proiettile, la pianta considererebbe “amici” i nano-vettori».   

Presente anche Fabio Ingrosso, vicepresidente regionale vicario di Copagrinei giorni scorsi intervistato da Nadia Toffa, inviata della trasmissione televisa “Le Iene” – che ha rimarcato l’importanza vitale della ricerca: «Bisogna agire congiuntamente nei progetti di ricerca. Quali sono le piante infette? Se non conosciamo paziente e stato di salute come potremmo mai effettuare una diagnosi adeguata? Qui si parla di complesso del disseccamento rapido, dunque una serie di concause. Quanto meno cerchiamo di ridurre la carica patogena del fattore scatenante. Ormai il batterio non si può cacciare, pertanto dobbiamo conviverci. Serve anche capire in che maniera la pianta recepisca le sostanze curative, per poi agire conseguentemente».

«Dovranno per forza pervenire delle modifiche al Piano di Silletti – sostiene Giampiero Mazzotta, responsabile provinciale di Coldiretti – permettendo alle tre università pugliesi di poter avviare un percorso comune». «Abbiamo sottovalutato il fenomeno all’inizio – dichiara invece Giulio Sparascio di Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) – questa disgrazia al momento non ci voleva. La chimica dovrebbe divenire l’ultima chance da prendere in considerazione». «Da qui ai prossimi anni mi sa che dovremmo cambiare impostazione aziendale – spiega Pantaleo Greco di Aprol Lecce – non lavorare raccogliendo olive, bensì curando il terreno. Qui c’è in gioco la storia della Provincia. Già ci siamo espressi sul Piano di Silletti. Si consideri la sfrondatura e non solo l’eradicazione». 



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