Non c’è stato alcun intervento di Berlusconi, nemmeno telefonico, alla festa pugliese per i vent’anni di Forza Italia. “Noi ci siamo stati in questi 20 anni e ci saremo – ha detto Raffaele Fitto nel suo intervento – Ma tu, caro Presidente, ascoltaci.”
E’ inutile negare che ci sono rimasti male. Ci sono rimasti proprio male i militanti pugliesi di Forza Italia accorsi a Bitritto per la festa in onore dei 20 anni di Forza Italia. Già, sono passati vent’anni da quel 26 gennaio 1994, quando Silvio Berlusconi si presentò agli Italiani con il suo famoso video- messaggio di soli 9 minuti: “L’Italia è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti.” Quel discorso ha segnato, nel bene e nel male, la storia del Paese, la storia dell’Italia.
Vent’anni, dunque, sono trascorsi da quel discorso e da quel giorno e in varie città italiane quella data la si è voluta ricordare, anche se ancora una volta il Cavaliere ha spiazzato tutti e più che lanciarsi in vani amarcord sul suo ventennio ha pensato bene di consegnarsi “nature” all’occhio fotografico del Sunday Times, in un servizio fotografico in cui ha messo da parte il fondotinta ed ha mostrato a tutti le rughe. Operazione verità? Per Giuliano Ferrara un’idea geniale. Per molti la solita trovata propagandistica, l’apologia delle rughe e dell’esperienza contro la gioventù del giubbotto fonziano di Renzi.
Insomma i festeggiamenti sono passati in secondo ordine. In tutta Italia, sicuramente. Ma in maniera particolare in Puglia, in quella Puglia fittiana che aveva sperato in un intervento del Cavaliere anche solo telefonico, un intervento riappacificatore e, perché no, motivatore dopo il fraintendimento con l’ex ministro magliese che con il suo “lealismo” aveva arginato lo smottamento alfaniano ma che non aveva ricevuto alcuna ricompensa politica al momento della definizione dei quadri dirigenti nazionali di Forza Italia.
Berlusconi, invece, non si è fatto sentire e Raffaele Fitto non ci ha pensato due volte a ricordargli alcuni passaggi: "La lealtà, caro presidente, impone di esserti sempre vicini, di dirti quello che pensiamo, ma tu ascoltaci. Noi ci siamo stati in questi 20 anni e ci saremo nei giorni difficili e in quelli esaltanti.”
Un ultimatum? Per niente. Le condizioni non c’erano. Ma è evidente che ricordare al capo che la lealtà se la deve giocare alla pari con la verità è stato un primo passo verso un chiarimento che non si può procrastinare, magari a bassa voce visti i sondaggi che danno il centrodestra di qualche punto avanti sul centrosinistra e che potrebbero registrare in negativo litigi e smottamenti.