Di abbassare i toni Forza Italia non ne vuole proprio sapere. È evidente che il ricorso alle Primarie del centrodestra dopo la bocciatura della candidatura unitaria di Adriana Poli Bortone, candidatura a dire il vero proposta dagli stessi azzurri, ha lasciato strascichi che non si risolveranno a breve.
E se in mattinata Paolo Pagliaro non era andato tanto per il sottile, chiedendo al coordinatore provinciale Paride Mazzotta di candidarsi in prima persona alle Primarie che così tanto aveva voluto anche a costo di affossare la candidatura della lady di ferro, la replica non è tardata ad arrivare.
Una replica dai toni ancora più astiosi di quelli di Pagliaro, a dimostrazione che Forza Italia non se la passa bene almeno dal punto di vista dei rapporti umani.
A coofirmare l’intervento di Mazzotta, anche i consiglieri uscenti Federica De Benedetto, Luciano Battista e la new entry Bernardo Monticelli Cuggiò: ‘Su un punto Paolo Pagliaro ha ragione: siamo alla farsa. Purtroppo, però, la pantomima a cui fa riferimento Pagliaro sta tutte nelle sue dichiarazioni che hanno un solo obiettivo: lanciare provocazioni, nel tentativo di raggiungere chissà quale scopo personalistico. Provocazioni che, nella sua intenzione, puntano a colpire chi da anni si spende sul territorio per contribuire alla crescita di Forza Italia. Un impegno a cui non ci siamo mai sottratti anche quando si è trattato di scendere in campo, portare avanti campagne elettorali quasi mai semplici e misurarsi con il giudizio delle urne. Pur volendo fare uno sforzo di memoria, al contrario, di Pagliaro ricordiamo soltanto una performance che definire disastrosa è giudizio assai benevolo. Poi più nulla, se non una ricerca costante e bramosa di collocamento e postazioni dirigenziali all’interno del partito che sono lontane anni luce dal principio di costruzione fattiva dei valori di Forza Italia sul territorio’.
I firmatari della nota ripercorrono tutta la vicenda che aveva portato al tentativo di una candidatura unitaria nella persona di Adriana Poli Bortone ma tengono a precisare che quel tentativo è naufragato non per colpa degli azzurri ma perché quella candidatura di parte non è stata considerata come un collante sufficiente per tutti. Di conseguenza Forza Italia responsabilmente ha dovuto accettare la scelta delle Primarie, più coinvolgenti e più aggreganti.
Da ultimo, una stilettata a Pagliaro sotto mentite spoglie di invito ad una candidatura: ‘Se ne faccia, dunque, una ragione e convogli questa ritrovata energia di pensiero e parola verso la prossima campagna elettorale. Garantisca sin da subito la sua disponibilità ad essere candidato nella lista di Forza Italia e si metta a disposizione del partito, della città e dei suoi cittadini. Per quanto ci riguarda, le chiacchiere da bar lasciano il tempo che trovano. La priorità in questo momento è solo il bene della città e dei leccesi’.
In serata anche Adriana Poli Bortone è scasa in campo per dar man forte a Pagliaro, chiedendo a Mazzotta i veri motivi del cambio di strategia: ‘Condivido e apprezzo le considerazioni squisitamente politiche di Paolo Pagliaro, volte solo a salvaguardare la dignità ed il ruolo di FI nella città di Lecce. Il richiamo semplicemente al rispetto delle regole contenute nello Statuto non dovrebbe suonare come offesa personale a nessuno, anzi dovrebbe essere letto come elemento di garanzia: un direttivo il 14 gennaio ha scelto di non fare le primarie e ha sostenuto la tesi ripetutamente attraverso il segretario provinciale, lo stesso organo deve essere chiamato ad esprimersi su una eventuale, motivata diversa ipotesi. In tema di esclusiva valutazione politica va considerato l’effetto trascinamento che determinerebbe il voto amministrativo ad un candidato di FI riguardo alla lista per le europee della stessa FI capeggiata dal presidente Berlusconi. Se FI nel suo organismo direttivo dovesse decidere di optare per le primarie a Lecce, non potrà esimersi dall’esprimere un suo candidato fortemente competitivo con gli altri candidati alle primarie stesse. Il gettare a priori la spugna sarebbe incomprensibile da parte dell’elettorato d’opinione del centrodestra e soprattutto del potenziale elettorato forzista. C’è allora un perché per rinunciare ad un proprio candidato?’
