Si dice che Raffaele Fitto non goda di particolare credito o di particolari riguardi in casa Berlusconi, in quella corte nella quale si affacciano in tanti e in tanti pretendono di dire la loro. Già questo elemento, di per sé, sarebbe un punto a favore di Fitto, cioè il fatto che la corte berlusconiana non lo veda di buon occhio, perché vuol dire che il leader pugliese di Forza Italia sta sulla strada giusta.
Fra i primi avversari interni, secondo autorevoli fonti di Forza Italia, ci sarebbe la stessa Francesca Pascale, fidanzata dell’ex Cavaliere, che non solo non avrebbe speso mai parole di conforto per il ruolo e l’azione di Raffaele Fitto, ma che addirittura lo avrebbe osteggiato, sia nella fase di ascesa alla segreteria nazionale di Forza Italia, sia nella fase recente di costituzione dell’organigramma interno alle liste delle Elezioni Europee.
Diciamolo chiaro, Fitto è l’unico presentabile in questa edizione 2.0 di Forza Italia, l’unico che aderisce ai dettati democratici e che si rimette alle leggi che fondano la politica. Il consenso e i voti.
L’imperatore romano Caligola arrivò a nominare senatore il suo cavallo, come racconta la storia antica, ma nessuno ricorda però qualche provvedimento importante che il cavallo prese in favore dei cittadini romani. Come a dire che il tempo delle postazioni politiche calate dall’alto, con tanto di eletti in Parlamento gettati nelle Camere dall’alto della sconclusionata legge elettorale voluta dal centrodestra nel 2006, sta per finire davvero, o forse è già finito, ed è tempo che le vere forze politiche si facciano strada nelle stanze dei bottoni.
La democrazia sarà anche una brutta bestia, ma è una bestia autentica, non un gioco di prestigio. Con l’impostazione fittiana di questi mesi, Forza Italia, nell’era post berlusconiana, con un leader amareggiato, impaurito, spogliato delle sue insegne cavalleresche (leggi) e del diritto di voto e di eleggibilità, si può tentare almeno di dare una prospettiva di normalità al partito fondato da Berlusconi. Un partito che andrebbe lasciato in mano alle scelte della democrazia, a immagine e somiglianza del popolo degli elettori, e non delle logiche di famiglia. Lontano, quindi, dalle finestre della corte, dove molti si affacciano sentendosi forti del palazzo che li accoglie, mentre fuori non sono nessuno. Berlusconi a parte ovviamente. Il Berlusconi di una volta, quello che poteva ancora andare a cavallo e mettere il suo nome di persona e non il cognome sulle schede elettorali.