Gallipoli, the day after

All”™indomani della caduta della Giunta Venneri, non si placano le polemiche tra chi è¨ convinto che, nel mezzo della stagione estiva, sarebbe stata necessaria una giunta politica e chi ritiene che il commissariamento porterà la giusta serenità per giungere alle prossime elezioni.

Domandarsi se per la turistica Gallipoli, all’inizio della stagione estiva, sia cosa migliore avere una giunta politica in carica – anche se magari non riesce più ad amministrare per una serie di contraddizioni interne ed esterne – o rivolgersi ad un commissario prefettizio – che, comunque, deve limitarsi per dodici lunghi mesi all’asettica gestione, senza poter nulla programmare – è un po’ come chiedersi se per figli è meglio vivere in una famiglia in cui i genitori, che non vanno più d’accordo e litigano più volte al giorno, continuino cocciutamente a stare insieme oppure si separino con modalità che non sono mai indolore.Una risposta non c’è o, quando c’è, è spesso figlia delle convenienze momentanee di chi la propone. Non è un caso che molti fra coloro che fecero cadere la Giunta Barba nel 2007, recandosi da un notaio gallipolino mentre il sindaco-senatore era a Roma e dimettendosi da consiglieri comunali, allora motivarono la scelta come “un gesto di responsabilità civica verso una città che non poteva languire” mentre adesso – forse perche dal ruolo di carnefici sono passati a quello di vittime, accusano i loro colleghi che hanno fatto cadere la Giunta Venneri di superficialità o, peggio ancora, di mercimonio.

Comunque la si veda, la vicenda della caduta del Venneri-ter presente dei caratteri politici sui quali occorre fermarsi a futura memoria, per evitare che dopo l’estate, in previsione della tornata elettorale del 2012, si commettano gli stessi errori. Un dato comune può forse aiutare a ragionare: a non uscirne bene sono un po’ tutti.Ne esce male Giuseppe Venneri che, dopo aver convinto Vincenzo Barba a “sostenerlo e supportarlo” nelle amministrative del 2008, nel momento in cui si è reso conto dell’impossibilità della convivenza aveva il dovere morale di dimettersi, di dichiarare pubblicamente le eventuali pressioni del parlamentare, di ricandidarsi contro di lui e contro la sua parte, spiegando ai cittadini cosa avrebbe fatto con la sua amministrazione che il petroliere non gli consentiva di fare. Aver prima preso i voti di Barba – nota macchina elettorale – e averlo abbandonato poi, non è parso un gesto lungimirante. La sua giunta è caduta per l’abbandono dei consiglieri Udc e di Ferilli e Scariolo; sarebbe potuta cadere, da un momento all’altro, per l’abbandono di altri consiglieri che non hanno mai smesso di orbitare intorno a Barba.Ne esce male il Pd. Aver offerto una zattera di salvataggio a Giuseppe Venneri sarebbe stato politicamente proficuo se la consiliatura fosse durata e giunta al termine. Ma se ciò non fosse accaduto – come non è accaduto e come era ampiamente prevedibile non accadesse – i danni politici e di immagine sarebbero stati enormi, a tutto vantaggio della sinistra radicale di Sel, la quale adesso gongola e che quasi profeticamente, un giorno prima della caduta del sindaco, aveva fatto affiggere un manifesto in cui invitava Venneri a dimettersi e in cui rimproverava pubblicamente l’eccessivo tatticismo del Pd. Il partito dei consiglieri Greco, Mariello e Piccolo è apparso – anche a causa degli errati consigli della segreteria provinciale – quasi famelico di raggiungere posizioni amministrative che gli elettori non gli avevano assegnato, persino a costo di tradire le idee di molti iscritti e di molti “duri e puri”, per i quali “aver bisticciato con Barba” non significa essere diventati immediatamente di Sinistra.

Ne esce male l’Italia dei Valori. Il consigliere Tommaso Scigliuzzo, che restando in aula aveva garantito l’approvazione del Bilancio, non facendo venir meno il numero legale, malgrado l’improvvisa decisione dell’Udc di non appoggiare Venneri, si è trovato nella cosiddetta “terra di mezzo” e non ha fatto in tempo ad assumere una posizione coerente e precisa. Ha tergiversato. Forse sperava in un ingresso in Giunta o in un appoggio più sistemico ma la fulminea “riconversione barbiana” di Ferilli, Scariolo, Caiffa e Padovano gli ha fatto mancare il terreno da sotto i piedi e lo ha lasciato con il cerino acceso tra le mani. Non si è capito, in tutto questo tempo, se era “con” o “contro” Venneri. Per le prossime amministrative parte con uno svantaggio non indifferente, frutto di indecisione ed intempestività.Non ne escono bene i consiglieri Ferilli e Scariolo. Non si può approvare un Bilancio ed il giorno dopo recarsi da un notaio per dimettersi da consiglieri. Bastava chiudere la partita in Consiglio, il giorno dell’approvazione del documento di contabilità cittadina…e tutto sarebbe non solo sembrato ma anche stato più chiaro.Non ne esce bene, obiettivamente, nemmeno il Centro-destra. Dal 2006 ad oggi dimostra di essere, sotto l’ala protettiva dell’instancabile Vincent Barba, a volte uno e trino, una eccezionale macchina politico-elettorale. Ma l’amministrazione è tutt’altra cosa. Insomma il Pdl pare essere troppo forte per vincere le elezioni, troppo debole per governare.Non ne escono bene i consiglieri che hanno scelto, sin dal primo momento del distacco tra l’onorevole e il primo cittadino, di stare accanto a Venneri, sfidando apertamente Barba. Per loro vale lo stesso discorso del Sindaco. Avrebbero dovuto dimettersi e affrontare nuove elezioni con un nuovo programma, in chiara posizione antitetica al Pdl. È vero: è difficile dimettersi da qualcosa, ma non sempre stare incollati alle poltrone è cosa più redditizia.Non ne escono bene l’Udc e il suo segretario provinciale, Totò Ruggeri. Il partito non è stato ascoltato e seguito dai suoi rappresentanti istituzionali sul territorio di riferimento. Lo Scudo-crociato è apparso essere una sorta di “albergo” per i transfughi di questo o quel raggruppamento. Ma al momento della testimonianza politica, le decisioni dei singoli consiglieri, con la loro storia per certi versi assai distante dalla militanza nel partito, hanno scavalcato le esigenze dell’Udc che, adesso, in Consiglio non avrebbe nessun rappresentante. Non ne esce bene il cosiddetto “Laboratorio”. Il fatto è che le formule di livello nazionale, se non sono condivise dagli attori protagonisti sul territorio, non servono a nulla. Creano confusione e alimentano soltanto vuote analisi di parole.

A proposito: a Gallipoli, tutto può essere. Anche che Barba perdoni Venneri, ammesso che questi abbia qualcosa da farsi perdonare. E continui a sostenerlo e supportarlo per il futuro. Magari al suono di quella banda che ieri è stata chiamata per festeggiare la sua caduta.E poi: siamo proprio sicuri che i turisti si accorgeranno dell’assenza di una giunta, di qualsiasi colore politico essa fosse? Chissà, magari troveranno una città migliore di quella che avevano lasciato…