‘I conti non tornano’: Pmitalia e Fai si scagliano contro le tariffe Tari al Comune di Lecce

’15 milioni di euro pagati ingiustamente in più nel corso degli ultimi tre anni’. E’ quanto lamentano i rappresentati di categoria delle piccole e medie imprese leccesi, alle prese con la Tari. ‘L’amministrazione ci spieghi come ha calcolato le tariffe’, chiosano.

Le tariffe della Tari nel Comune di Lecce non fanno felici le imprese salentine. È questo quanto emerso dallo studio di alcuni dati condotto da Pmitalia Lecce e Fai, presentato questa mattina nel corso di una apposita conferenza stampa.
Nelle scorse settimane, infatti, le associazioni di categoria avevano già rimproverato il comportamento dell’Amministrazione Comunale, le cui scelte, dicono, sono costate alle imprese del territorio negli ultimi tre anni circa quindici milioni di euro.
 
Presenti davanti agli organi di stampa Roberto Leopizzi e Carlo Taurino, presidente rispettivamente di Pmitalia e Fai. Accanto a loro i direttori delle stesse associazioni di categoria Massimo Giurgola e Federico Brunetta.
 
‘Lo studio – spiega Roberto Leopizzi – è nato da alcune segnalazioni che ci sono pervenute dalle imprese locali, oramai esasperate. Preciso che ci troviamo davanti a una materia particolarmente complessa, ma che nel suo studio ci ha portato davanti a scenari impensabili. Ma partiamo dal principio – prosegue il numero uno delle Piccole e Medie Imprese di Lecce. La tassa locale sui rifiuti nasce da una Direttiva dell’Unione Europea che si regge sul principio “chi più inquina, più paga”; poi ogni Stato dovrà adottare gli strumenti più adatti. Da quello che ci risulta, però, tale principio è stato più che violato’.
 
A spigarne il complesso studio realizzato da Pmitalia e Fai è stato Federico Brunetta, direttore Fai: ‘la questione è particolarmente tecnica. Quasi tutte le amministrazioni locali, incapaci di trovare da sole un modello di calcolo delle tariffe, hanno adottato alcuni criteri forniti direttamente dal legislatore nazionale. Questa operazione è stata svolta anche a Lecce, dove si scinde in une macro categorie: le utenze domestiche e quelle non domestiche, proprie degli esercizi commerciali. Ogni utenza, poi, è suddivisa a sua volta in altre sottocategorie, a seconda del tipo di esercizio, alle quali sono assegnati delle forbici di valori all’interno delle quali ogni amministrazione si può muovere.
 
Il Comune di Lecce – spiega ancora Brunetta – ha quindi determinato tutte le tariffe, ma a dispetto di quanto sancito dalla legge, che precisa come i Comuni debbano essere quanto più oggettivi possibile, l’amministrazione di Lecce ha peccato di arbitrarietà. Infatti, stando ai numeri, negli ultimi tre anni la percentuale del costo del servizio ha oscillato per tra il 70 e il 75% per le utenze domestiche, mentre si è assestato tra il 25 e il 30% per quelle non domestiche. Cosa ha fatto invece l’amministrazione comunale? Ha arbitrariamente ripartito il costo al 50%. Un dato ne diverso rispetto a quello che ci risulta’.
 
Snocciolano i numeri i rappresentati delle categorie: nel 2014, ad esempio, il costo complessivo ha superato i 22 milioni di euro. Il Comune ha ripartito le spese con 11 milioni per ogni utenza, esattamente la metà. ‘Le utenze non domestiche – chiosano – avrebbero dovuto avere un costo di circa 6 milioni’. Alla fine dei conti a Pmitalia e Fai risulta che le imprese abbiano pagato 4 milioni in più nel 2014, 5 milioni nel 2015 e altrettanti per il 2016.
 
‘Denaro che le imprese avrebbero potuto investire in altro – lamenta Carlo Taurino. La nostra, chiarisco, non è una levata di scudi politica, ma puntiamo solo a fare gli interessi delle imprese. Adesso vogliamo spiegazioni, mentre abbiamo già acquisito alcuni dati relativi alla stessa tassa in altri grandi comuni della provincia di Lecce’.
 
‘Quale è stato il criterio adottato dal Comune di Lecce? – si chiede infine Massimo Giurgola. Dov’erano i Consiglieri? Pretendiamo spiegazioni in merito perché è assurdo gravare così tanto sulle tasche degli imprenditori. Adesso ci aspettiamo una rimodulazione delle tariffe, mentre potrebbe persino aprirsi la strada che porta al ricorso presso il Tar avverso alla delibera comunale: se ci sono stati soldi pagati indebitamente, è giusto che sia previsto un risarcimento’.



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