Di irriconoscenza si può anche morire… evidentemente a Vincenzo Barba le critiche piovute nelle ultime 24 ore, unilateralmente, su Raffaele Fitto, accusato di essere il solo responsabile della sconfitta del centrodestra alle elezioni amministrative di Lecce e della Puglia in generale, proprio non sono andate giù.
“Chi come noi appartiene a una classe politica e dirigente che per vent’anni ha occupato ruoli di primo piano, sia al governo del Paese che nelle sue amministrazioni periferiche, contribuendo allo sviluppo dei territori, non può dimenticare che tutto ciò è avvenuto grazie all’impegno e all’abnegazione di Raffaele Fitto. Dimenticarsene o far finta volutamente di non aver visto, significa non solo non avere riconoscenza, ma neppure memoria”, chiosa l’ex deputato al Parlamento.
Eppure tra i due i rapporti – stiamo parlando di Barba e Fitto – specialmente negli ultimi anni, si erano raffreddati, anzi, erano tutt’altro che idilliaci, al punto da comportare l’allontanamento del petroliere e la sua confluenza in Forza Italia.
Evidentemente, però, gli sono apparse da un lato ingenerose e dall’altro troppo auto assolutorie, le parole di chi, non impegnandosi, ha contribuito alla sconfitta, in primis, di Mauro Giliberti a Lecce: “Credo di avere i titoli per non passare come un ‘servo sciocco’, visto che con Raffaele, come è notorio, in tante circostanze, soprattutto negli ultimi anni, ho avuto modo di dissentire. Ma quando leggo certi commenti univocamente antifittiani che provengono, invece, dai miracolati del ‘fittianesimo’, mi si ritorce lo stomaco e mi nasce la voglia di fare la giusta chiarezza. Altro che ‘Fitto e Fitto!”
La ricetta, a detta del senatore, è una e una sola: guardarsi allo specchio, fare un sano mea culpa e ripartire più compatti di prima: “Sarebbe, pertanto, necessario – se dovessimo volerlo – ripartire con la dovuta chiarezza: se si fa parte di una stessa coalizione bisogna essere leali e sinceri l’uno verso l’altro e certamente l’altro verso l’uno, altrimenti bene si farebbe a traslocare in altra casa, a cambiare casacca, a cambiare schieramento.
Ognuno deve avere la capacità mentale e l’orgoglio – volendo e potendo – di determinarsi eventualmente locations altrove.’.
Non farebbe male una sana confessione al proprio parroco, una sincera remissione dei peccati, provando in tutti i modi a dire, almeno lì, la verità. Le bugie hanno le gambe corte e il sentenziare menzogne è qualcosa in più di un banale peccato veniale. E tutti devono essere convinti che non c’è cosa peggiore del cosiddetto ‘Armiamoci e partite’.
