Una volta la politica in questa terra era una cosa seria, quando la politica era una cosa seria. Oggi purtroppo ci accorgiamo che essa non è più in grado di produrre sviluppo economico e crescita culturale perché orfana di uomini e donne autorevoli e preparati, con carisma e profilo di livello nazionale.
Fino a qualche anno fa il territorio leccese era in grado di rappresentare al meglio la vivacità politica di gruppi e sottogruppi che riuscivano ad essere protagonisti sul palcoscenico regionale. Oggi no. I “vecchi” si sono eclissati, i nuovi non ci sono.
Passati di scena i vari Alfredo Mantovano, Giovanni Pellegrino, Mario De Cristofaro, Sandro Frisullo, Raffaele Baldassarre, Lorenzo Ria, Adriana Bortone, il palco è rimasto vuoto, e al buio.
Qualche comparsa inutile e molti profughi politici, che vivono un triste destino da rifugiati, in attesa di una nuova alba che non sembra sorgere mai.
Tra gli ultimi esponenti di una politica capace di catalizzare attenzioni e di imprimere impulsi vitali alla geografia del Centrodestra c’era Raffaele Fitto, uscito malconcio dallo scontro titanico con Berlusconi e irriso a livello di consensi delle ultime Elezioni. Anch’ègli incapace di trasformare lo stagno in oro al momento decisivo.
Chi per una ragione, chi per l’altra, insomma, se ne sono andati. Li abbiamo persi prima che potessero o volessero progettare una successione o immaginare l’atto creativo di una nuova genìa.
Risultato: il Salento è privo di una classe dirigente. Ciò significa che sullo scacchiere pugliese era già difficile ieri portare a buon esito le mosse giuste e decisive, figuriamoci oggi, senza torri a presidio, senza cavalli d’assalto, senza alfieri fieri e capaci.
Un crepuscolo triste e angosciante, frutto dell’improvvisazione, del carattere e degli errori di molti di coloro che abbiamo nominato in testa all’articolo.
In fondo non erano così grandi se non hanno prodotto un talento nemmeno piccolo piccolo. Fatte salve le necessarie e dovute eccezioni, e con tutte le attenuanti di certi casi particolari.
E’ tempo di qualcosa di nuovo, per bisogno o per follia qualcosa ce la dovremo meritare.
