‘Imu e Tasi, Lecce non è affatto tra le città più care’. Perrone e Monosi smontano il Rapporto Uil

Il Primo Cittadino di Lecce e l’Assessore al Bilancio hanno criticato anche il PD che era andato a ruota allo studio della Uil. ‘Tanti turisti hanno comprato casa a Lecce e pagano le tasse. Cosa c’entrava addebitare gli importi sui nostri concittadini? Sballato il rapporto Uil’.

‘In materia di Imu e Tasi Lecce è tra le città più care d’Italia e dal Comune nessuna agevolazione fiscale per i cittadini’. Era questo il dato emerso dal Rapporto IMU-TASI diffuso nei giorni scorsi dalla Uil. Un quadro preoccupante quello prospettato e che non ha fatto certo felici i leccesi.
 
Non deve essere rimasto contento, evidentemente, nemmeno il sindaco Paolo Perrone. Non per i numeri emersi dal Rapporto, bensì dam modo in cui la sigla sindacale è arrivata a stilare la classifica. ‘Facciamo chiarezza su questo presunto carico fiscale della città – ha tenuto a precisare il Primo Cittadino. E diciamo subito che si è trattato di uno studio sballato: la Uil ha stilato una classifica sugli acconti Imu-Tasi suddivisi per il numero di abitanti’. Cosa c’è di strano allora? ‘Si tratta di tributi pagati sulle seconde case e sugli immobili commerciali ed è chiaro che le città più popolose, naturalmente, sono in alto in classifica’, premette Perrone.
 
Poi prosegue: ‘ma è chiaro anche che città turistiche e di richiamo 'esterno' hanno seconde case acquistate da 'forestieri', vogliosi di comprare casa in città come Roma, Milano, Siena e anche Lecce. Non ha senso, quindi, addebitare tale imposte ai cittadini di Lecce’.
 
Il ragionamento del Sindaco, cioè, è semplice: ci sono molti stranieri che acquistano una loro seconda casa a Lecce e che pagano le tasse nel nostro comune. Perché allora suddividere anche questi acconti a cittadini leccesi che proprietari di quelli immobili non sono?
 
‘Per noi, al più, questo è motivo di orgoglio – chiosa Paolo Perrone – perché vuol dire che questa città è ricca di seconde case di proprietà di molti cittadini non leccesi, segno di alta vocazione turistica’. Non è andato giù al Sindaco, poi, il fatto che la questione sia stata usata dagli avversari politici per attaccare la Giunta. ‘Posso capire ancora leggere male i dati, ma strumentalizzare tale rapporto come ha fatto il Partito Democratico è qualcosa di sterile ed evidentemente, visti i risultati elettorali, che nemmeno paga’.
 
Accanto al sindaco seduto anche l’Assessore al Bilancio Attilio Monosi: ‘mi sembra una strategia politica della vecchia scuola. Un territorio a vocazione turistica è decisamente diverso dal punto di vista turistico rispetto ad altre realtà.
Faccio un esempio – spiega Monosi: immaginate due comuni esattamente dalla struttura immobiliare identica. Stesso numero di edifici, stessi valori catastali, stessa aliquota. La differenza sta solo nel fatto che uno è un normalissimo centro comunale, l’altro ha un forte richiamo turistico. L’Imu sarà uguale? No: nel comune non turistico l'Imu è decisamente più bassa.
 
Si tratta di esempi molto semplici, immaginate allora come è complessa la situazione in una città come Lecce. Noi allora intendiamo questo dato come vanto, perché ci collochiamo nella top ten delle principali mete turistiche d'Italia. ‘La Uil poi scrive che non risultano agevolazioni fiscali – precisa ancora l’Assessore. Questo sindacato di categoria, insomma, non sa leggere nemmeno una delibera. A Lecce ci sono agevolazioni su certi nuclei familiari, sugli immobili destinati alla cultura, su quelli strumentali per una professione, alla marine (-6 punti), verso chi applica un canone ridotto ai propri inquilini, nei distretti urbani del commercio, e sugli immobili del centro storico ristrutturati. E molto altro: è tutto presente nelle delibere. Non aggiungo altro alla incoerenza e strumentalità di questa classifica. Ritengo, invece, che stiamo facendo bene e continueremo a lavorare in questa direzione'.
 
Prima dei saluti, però, il sindaco Paolo Perrone ha tenuto ritornare sulla spinosa vicenda Tari. ‘A Lecce è aumentata dell'8% – ha precisato il sindaco – non perché per il sistema di raccolta, ma a casusa dei costi di smaltimento. Prima conferivamo tutto a Cavallino, ora invece si rivolgiamo a Statte dove la tariffa è maggiore del 40%. Non solo: l'organico adesso viene smaltito negli impianti di compostaggio, che a Lecce non ci sono, e che dobbiamo individuare in giro per l'Italia.
 
Alla luce di tutto questo abbiamo fatto un mezzo miracolo, ma il problema è a livello regionale. Mi aspetto allora che Emiliano, commissario straordinario, abbia il coraggio di fare scelte ben precise, perché ad esempio ci sono discariche pronte, ma mai aperte. Ad ora, lo dico, il Commissario non ha operato come ci aspettavamo’.
 
‘Mi verrebbe da dire – conclude Perone – che rimane il problema del ciclo aperto sul trattamento di rifiuti in Regione: undici anni di gestione del centrosinistra in Via Capruzzi sono stati fallimentari in questo senso’.



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