Noi salentini siamo stati colpiti e danneggiati come nessun altro dalla catastrofe prodotta dalla Xylella fastidiosa. A permettere la più grande sventura della storia dell’agricoltura moderna sono state le inadempienze colpose a livello europeo in materia di controlli fitosanitari all’ingresso e una filiera istituzionale divisa e contrapposta che non è riuscita ad arginare il fenomeno.
Possiamo dire però, ad alta voce, che abbiamo certamente maturato un credito, e adesso bisogna riscuoterlo. Abbiamo il diritto/dovere di farlo, per le speranze dei nostri figli e per il rispetto della memoria dei nostri nonni, che quelle campagne le hanno vissute, curate, amate.
Lo possiamo fare e lo faremo con il Recovery Fund, uno strumento strategico per la rinascita della nostra terra e la rigenerazione delle nostre campagne devastate.
Siamo dinanzi ad una misura determinante ed imperdibile per finanziare la ricostruzione del paesaggio e il profilo estetico dell’agricoltura attraverso opere di rimboschimento e rinaturalizzazione e con la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali necessarie per rendere competitiva la nuova green economy.
Insomma, abbiamo il diritto di prendere in mano il futuro e soprattutto di restituire ossigeno e ombra (oggi perduti) al Salento, a noi che lo abitiamo, ai turisti che lo amano e lo frequentano ogni anno e continuamente.
10.000 ettari di nuovi boschi, ecco quello che serve, da realizzarsi sui terreni marginali: è la prima cosa che dobbiamo fare, è una delle mie idee, tutte realizzabili.
Si può fare e si deve fare. #Anuitocca
“Pubbliredazionale elettorale”