La ‘sagra degli assessori’. Nel Pd esplode l’amarezza degli esclusi

Saranno i seguaci delle sagre, come più volte annunciato in campagna elettorale, a decidere la composizione della giunta partendo da una rosa di dieci nomi, ma il Pd di Copertino non ci sta a non veder inseriti nella lista Ernesto Abaterusso e Sergio Blasi.

È notorio che i problemi per chi vince le elezioni hanno inizio con la formazione delle giunte e degli esecutivi. Il perché è presto detto: rappresentano il momento della scelta, il momento in cui bisogna chiamare i più capaci e i più meritevoli ad affiancare il Presidente nei cinque anni di gestione della cosa pubblica. È in questo momento che nascono i primi ‘musi storti’, le prime contestazioni, i primi mal di pancia, le prime insofferenze. La domanda è sempre la stessa: «perché lui e non io?». Ecco perché, nella formazione di molte squadre di Governo, per evitare molti malesseri si utilizzava un criterio semplice semplice: i più suffragati andavano ad occupare, in quota proporzionale ai posti spettanti ai vari partiti, le sedie della giunta. Un criterio numerico, discutibile per quanto si vuole, ma comunque abbastanza democratico: chi prende più voti ha più diritto a fare l’assessore.
 
Poi è arrivato Michele Emiliano che,  in maniera un po’ più naif, ma a dire il vero anche un po’ pasticciona, ha prima avocato a sé ogni scelta, sbandierando il suo ruolo di Governatore di Puglia ed aprendo persino ai grillini, poi ha fatto balenare il criterio delle pari opportunità, affermando che avrebbe chiamato un numero di donne almeno pari agli uomini a sedere nel nuovo esecutivo (essendo però le donne elette nella maggioranza vicine allo zero era chiaro da subito il ricorso agli assessori esterni, cioè non eletti o peggio ancora ‘trombati’). Infine, la novità della sagra dell’esecutivo sulla falsa riga di quella del programma. Insomma, un elenco di papapili da dare in pasto ad una cerchia di internauti fra una rosa di dieci  (Antonio Nunziante (Emiliano sindaco di Puglia-Bari), Domenico Santorsola (Noi a sinistra-Bat), Filippo Caracciolo (Pd- Bat), Gianni Giannini (Pd- Bari), Giovanni Liviano(Emiliano sindaco di Puglia-Taranto), Giuseppe Longo (I popolari- Bari), Leonardo Di Gioia (Emiliano sindaco di Puglia-Foggia), Raffaele Piemontese (Pd-Foggia), Sebastiano Leo (Noi a sinistra- Lecce), Totò Negro (I popolari-Lecce) da nominare in Giunta a seconda del risultato finale.
 
Apriti cielo quando si sono letti i nomi, dal momento che nel Salento i più suffragati non comparivano nella lista. L’unica ad esserci è Loredana Capone, che invece non è stata eletta in consiglio. I suoi quasi 15mila voti, tantissimi ad onor del vero, non sono stati sufficienti.
 
Da qui, la dura presa di posizione del Partito Democratico di Copertino che in una nota al vetriolo ha fatto notare ad Emiliano come i criteri dell’elezione in consiglio, cioè le preferenze non possono essere trascurati. Insomma, Il Pd del comune del santo dei voli ha deciso di dissentire apertamente dalla proposta avanzata dal Presidente Regionale di scegliere alcuni componenti della Giunta Regionale mediante una consultazione ristretta agli iscritti alla “Sagra del programma”. Il motivo è semplice: non condivide il metodo e non meno importante il merito della proposta lanciata da Emiliano «in quanto la Segreteria provinciale di Lecce che si è contraddistinta per l'ottimo risultato elettorale, il migliore in Puglia, non vede inserita nella rosa dei nomi proposti al vaglio degli iscritti alla “Sagra del programma” i due Consiglieri regionali eletti nella lista del PD di Lecce, Sergio Blasi ed Ernesto Abaterusso, risultati i due candidati più suffragati in assoluto in Puglia. Di ciò non ne comprendiamo la ragione! ».
 
Insomma, il Circolo di Copertino non accetta che il PD Salentino possa essere rappresentato nella Giunta Regionale da componenti esterni agli eletti in consiglio regionale.



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