Le parole del parroco della chiesa di Santa Maria della Pace, che ha officiato i funerali dei due clochard morti nel crollo della casa che abitavano abusivamente a causa di una dura situazione di indigenza, hanno riecheggiato non soltanto tra le navate della chiesa dei SS. Nicolò e Cataldo.
L’attacco all’indifferenza della società, ma soprattutto la provocazione di don Simone sono stati forti. “Lecce deve candidarsi a capitale della solidarietà, prima che a capitale della Cultura” le dure parole del parroco leccese davanti alle bare dei due poveretti.
A questo punto non poteva non ascoltare il direttore artistico di Lecce 2019, Airan Berg, che ha pensato bene di scrivere una lettera aperta a Don Simone Renna. “La candidatura di Lecce per il titolo di Capitale europea della cultura è un processo cominciato all'inizio dell'anno scorso – scrive Berg – Componenti importanti della nostra candidatura sono inclusione e coesione sociale. Questo processo è iniziato molto prima del tragico incidente in cui hanno perso la vita Dino e Veronica che, vittime della disuguaglianza sociale, economica e politica profondamente radicate nella nostra società, hanno pagato con la vita il prezzo estremo della discriminazione”.
E ancora “I tanti cittadini di Lecce, che hanno partecipato e stanno partecipando a questo processo, hanno fatto dell'inclusione e della coesione sociale delle priorità nel percorso per diventare capitale della cultura, il che comporterà una trasformazione della città in una differente cultura del vivere insieme e del lavorare insieme per risolvere questioni rilevanti. A questo proposito la città, che è fatta dei suoi cittadini, merita davvero di ottenere questo titolo, titolo che ha il potenziale di generare un cambiamento reale”.
“Purtroppo – prosegue Berg – ci vuole una tragedia per riconoscere l'esistenza di realtà che sono intorno a noi ogni giorno. Per Dino e Veronica è troppo tardi, ma per molti altri non è così. Quanti media dedicano tempo e spazio all'ineguaglianza sociale se non riferita a tragici incidenti come questo? Quanti di noi distolgono lo sguardo dai senzatetto per la strada quando ci confrontiamo con la nostra (cattiva) coscienza? Non solo a Lecce ma dovunque”.
E poi “Lecce2019 è un'opportunità di cambiamento. È un invito a tutti a partecipare e a creare una visione della città e della comunità in cui vogliamo vivere. Il titolo non è importante quanto il processo, che porterà a risultati sostanziali solo se tutti i livelli della società lavorano insieme e questo triste evento evidenzia quanto sia importante per noi continuarlo. Possiamo tutti imparare da questo momento tragico, in cui l'attenzione è ancora concentrata sulla disuguaglianza sociale, per riunirci, lavorare insieme e creare un vero cambiamento”.
Infine la proposta nella conclusione di Airan Berg “Il Comune, un'azienda o un singolo individuo possono unirsi ai molti volontari e organizzazioni della società civile già impegnati e offrire alla comunità un edificio vuoto che noi, come comunità, possiamo rendere abitabile. I media potrebbero lanciare un appello per raccogliere fondi e donazioni e per chiamare volontari a gestire il rifugio. Potremmo intitolare il rifugio a Dino e Veronica, cosicché la loro morte non sia vana e la loro memoria non si dissolva, appena l'attenzione comincerà a rivolgersi ad altre notizie”.
