“San Cataldo, marina di merda”. Botta e risposta Prete-Salvemini sulla demolizione del Lido York

Alla preoccupazione dell’imprenditore Alfredo Prete sul futuro del Lido York, lo stabilimento di famiglia ha risposto il primo cittadino Carlo Salvemini: “confrontiamoci”

I due non si sono mai tanto amati. Le loro strade si incrociarono nel 2017, quando Alfredo Prete era stato indicato da una parte del Partito Democratico come candidato a sindaco d’area per competere contro Mauro Giliberti nell’immediato post-Perrone.

Quell’indicazione dirigenziale, però, non piacque a molti iscritti che erano più propensi al sostegno di Carlo Salvemini che aveva deciso di giocarsi tutte le sue carte per regalare al centrosinistra la vittoria elettorale dopo un ventennio targato centrodestra.

Alla fine la spuntò, e anche alla grande, il secondo. Ma Prete non gli perdonò quell’essersi messo di traverso e giurò che non gli avrebbe più risposto al telefono.

A distanza di due anni passati se le sono dette nuovamente di santa ragione il presidente della Camera di commercio di Lecce, nelle vesti di imprenditore balneare titolare dello storico Lido York e il sindaco di Lecce Carlo Salvemini nelle vesti di chi certe accuse proprio non le avrebbe volute nemmeno lontanamente sentire, anzi leggere.

Oggetto della contesa quella normativa che prevede l’abbattimento delle costruzioni in cemento armato dei concessionari sulle spiagge pubbliche, con il ripristino di strutture in materiale removibile. Ovvero oggetto del contendere non tanto quella normativa, contro cui Prete può fare davvero poco, bensì la proroga della concessione demaniale che chiede al Comune per poter meglio organizzare il suo progetto aziendale e imprenditoriale per il futuro visto che le banche vogliono certezze prima di prestare denari.

E giù con un attacco a Salvemini e Delli Noci che più duro non si può: “Dove siete stati cari amministratori in questi anni, dove con enormi sacrifici in una marina di merda (scusatemi) noi imprenditori balneari abbiamo cercato di tenere alta la bandiera del turismo balneare leccese offrendo servizi di qualità. Se la sera non ci fossero state le luci e la vita del lido York a ravvivare quel tratto di lungomare, il lungomare sarebbe stato un vero e proprio mortorio… Non riuscirete a cancellare 86 anni di storia, perché in quel tratto di mare ci sono i sacrifici ed il sangue di mio nonno e di mio padre. Qualcuno/a della vostra amministrazione, io l ho visto/a solo in campagna elettorale girare per San Cataldo, non mi ricordo mai di averlo/a visto/a passeggiare per la marina durante l estate, forse San cataldo è troppo nazional popolare, meglio gli yacht a largo di Tricase o Gallipoli”.

Carlo Salvemini non si sarebbe aspettato parole così sprezzanti. Ma forse non si rendeva conto che a parlare non era l’uomo delle istituzioni, il presidente della Camera di Commercio al terzo mandato consecutivo, bensì l’imprenditore che è costretto ad abbattere una costruzione che è il simbolo dell’attività imprenditoriale storica di famiglia.

“Il Piano Comunale delle Coste non mette in discussione la concessione balneare sul quel tratto di litorale, ma in ragioni di un interesse pubblico legate alla tutela del paesaggio e alla difesa dell’erosione costiera, solo e soltanto la permanenza dei famosi archi così come sono stati realizzati negli anni passati. L’aver sostenuto che noi vogliamo fare chiudere il tuo stabilimento è quindi una clamorosa falsità. Non considero, come scrivi, San Cataldo una “marina di merda”: è una ricchezza del nostro territorio che soffre di alcune mancanze sulle quali stiamo da due anni convintamente e appassionatamente lavorando. Quanto al rinnovo delle concessioni, il tema è talmente normativamente complicato, impervio che il Tar di Lecce nei prossimi giorni ha organizzato un convegno ad hoc, chiamando i migliori amministrativisti d’Italia per offrire un contributo di chiarezza che saremmo interessati ad acquisire. Essere sindaco non è meno gravoso del ruolo di imprenditore balneare, te lo garantisco. Buone cose”.



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