Lo ‘Ius Soli’ scatena una guerra social a Nardò. Botta e risposta a suon di offese

La campagna contro lo Ius Soli organizzata a Santa Maria al Bagno da alcuni ragazzi della federazione provinciale leccese di Gioventù Nazionale ha scatenato una vera e propria guerra sui social tra il consigliere di opposizione, Lorenzo Siciliano e gli esponenti di GN.

Ce n’è ancora di strada da fare prima che lo «Ius Soli» diventi realtà. Eppure la possibilità di riconosce la cittadinanza ai bambini nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri continua ad infiammare il dibattito politico e non. Lo scontro tra favorevoli e contrari su questo delicato tema ha assunto, a volte, toni “avvelenati” come accaduto a Nardò, dove il botta e risposta a suon di offese ha scatenato una vera e propria guerra social. Ma per capire come si sono svolti i fatti tocca andare con ordine.
 
Tutto è iniziato quando alcuni ragazzi della federazione provinciale leccese di Gioventù Nazionale (giovanile di Fratelli d’Italia) hanno manifestato l’intenzione di scendere in campo, organizzando una campagna contro la legge a Santa Maria al Bagno. La notizia non è passata inosservata al consigliere comunale di opposizione, Lorenzo Siciliano che, come spesso accade, ha affidato il suo pensiero ai social network. Il post di Facebook recita testualmente così: «Si può dire che ci sia una deriva straordinariamente fascista in questa Città? Io credo di sì. Si può anche dire che questa robaccia va condannata in ogni modo? Io credo di sì. Si può dire che Nardò è Città medaglia al valore per l'accoglienza? Assolutamente si. Si può dire che proprio Santa Maria, proprio dove si terrà questa schifezza è stata capitale dell'accoglienza degli ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio? Ovviamente si.  E allora perché il Sindaco del 26% dei neretini che da un lato sbandiera l'altisonante luogo comune "fratelli migranti" non condanna queste iniziative? Semplice. Perché forse ne è complice!».
  
I commenti dei suoi follower non sono stati certo lusinghieri, anzi non sono stati risparmiati appellativi poco carini sia verso i ragazzi di Gioventù Nazionale definiti “provocatori fascisti”, “mentecatti”, “ignoranti” e “becere carogne” che per la manifestazione verso cui sono state usate frasi come “che schifo”, “vergogna”, “che vomito”, “provocazione di basso livello e di pessimo gusto”, “deriva fascista indegna e preoccupante”, “ribrezzo”, “si può bestemmiare?”.
  
Apriti cielo.
  
Non si è fatta attendere la reazione di Vincenzo Stapane, dirigente regionale di Gioventù Nazionale che ha cercato di spiegare che l’appuntamento in piazza, con la gente, si è svolto nel massimo rispetto di chiunque. «Non sono per nulla sorpreso – commenta Stapane – Anche le pietre conoscono ormai, il loro modo squallido di fare politica. Qualcuno impaziente di mettersi in mostra, ha sfruttato un'iniziativa di un movimento giovanile per attaccare il sindaco e l'amministrazione comunale che nulla hanno a che vedere con la manifestazione. Wow. Questo sì che è fare opposizione costruttiva. Sempre qualcun altro poi, morirebbe a parole per la libertà di pensiero e di espressione ma poi si indigna quando viene concessa l'autorizzazione per una qualsiasi iniziativa che, semplicemente, non è in linea col suo modo di vedere le cose. Wow 2».
  
Ma non erano loro i democratici? Si domanda il dirigente regionale di Gioventù Nazionale. «Nessuno di codesti egregi signori abili ad attaccare movimenti ed iniziative altrui dietro ad una tastiera – conclude –  era presente. Che gran peccato. Sarebbe stato altrettanto curioso osservarli mentre i passanti ci riservavano parole di incoraggiamento, stima e fiducia. Intanto, tra un attacco e l'altro, durante la manifestazione, GN ha anche raccolto una marea di giochi e DVD per i bambini del reparto di neurochirurgia del Fazzi di Lecce, contribuendo al ripristino della collezione ludica rubata barbaramente pochi giorni fa ma questo è troppo encomiabile, meglio tacerlo. Eh già, siamo proprio delle brutte persone noi di destra».
  
Gli fa eco Federico Felline, coordinatore di Gioventù Nazionale Nardò e dirigente provinciale: «L'installazione temporanea di un tavolino su cui erano presenti dei volantini informativi nel quale venivano elencati i motivi del no allo Ius Soli e la proposta di Fratelli d'Italia ha prodotto tutta una serie di commenti dispregiativi ed offensivi nei confronti dei ragazzi di Gioventù Nazionale, i quali- spiega Felline – si sono educatamente confrontati con i tanti passanti che chiedevano informazioni nonostante avessero idee diverse, mi fa capire su quale livello politico siano le persone che commentano. Accostarci a quest'amministrazione fa del consigliere Siciliano un qualunquista. Mi sarei aspettato una sua visita, magari senza commentare a caldo, senza aver visto come era organizzato il tavolo informativo. Invece, forse da sotto l’ombrellone, lui e le altre persone che hanno deciso che noi non meritiamo la libertà di opinione, si sono presi la briga di spiegare che siamo il demonio, addirittura citando la medaglia al valore per l’accoglienza di Nardò, fraintendendo, da dilettante, l’accoglienza con la cittadinanza».
  
«Non mi è chiaro -conclude Donato Carbone, Presidente Provinciale di GN Lecce- se abbiamo urtato una sensibilità, posto che ci sia una sensibilità da urtare, o se il consigliere si sentiva solo ed abbandonato ed ha pensato di vivere per un giorno di luce riflessa: la nostra. Fatto sta che noi eravamo in Piazza, insieme agli italiani, a ribadire che lo IUS SOLI è una porcata abominevole che vuole una classe politica che sa bene di aver perso i voti degli italiani e pensa al rimpiazzo. Fatto sta che le innumerevoli manifestazioni di stima erano trasversali (“io voto a sinistra” ci ha confessato uno; “io sono d’accordo con voi ma non voto per voi” ci ha confidato un’altra; “queste sono cose che dobbiamo fare insieme, non c’entra il partito” ha detto ancora una signora) e, probabilmente, questo è quello che dà fastidio.
  
«Chi viene eletto per fare gli interessi dei cittadini e poi fa gli interessi di chi cittadino non è – conclude Carbone –  forse è il caso che si dimetta e vada a candidarsi altrove, fuori Italia». 



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