Chi pensava che l’uscita di Mario Spagnolo contro Roberto Marti passasse nel silenzio aveva fatto conti sbagliati. Evidentemente nella Lega i malumori per le nuove nomine a livello provinciale e cittadino non solo non si sono sopiti, ma rischiano di rinfocolarsi ogni giorno.
I bene informati parlano, infatti, di un sostegno molto forte nei confronti dell’ex coordinatore cittadino ‘silurato’ dal senatore ex fittiano. Un fiume carsico di messaggi privati, pacche sulle spalle e incitamenti: ‘vai avanti, Mario’. Ma lo scontro alla luce del sole per adesso è scongiurato, in tanti aspettano tempi più convenienti per far uscire il malessere.
In copertina solo un piccolo duello rusticano, quello tra Marti e Spagnolo che sembra destinato a proseguire anche in prossimità della grande adunata di Pontida del 15 settembre in cui Matteo Salvini accoglierà, tra le tante, anche la delegazione pugliese.
Partiranno su pullman diversi il senatore e l’ex segretario cittadino, a sancire una frattura insanabile.
A Spagnolo che aveva denunciato il rischio di un partito trasformato in un taxi a livello locale, un mezzo – per dirla fuor di metafora – destinato a far salire tante persone in cerca solo di ruoli e visibilità personali, avevano fatto seguito le parole di Marti che aveva chiesto una tregua, lo stop di inutili contestazioni ed una marcia compatta verso le Regionali del 2020 , annunciando intanto la nomina dell’avvocato Riccardo Rodelli alla guida del carroccio di città.
Invito, però, restituito al mittente dal battagliero candidato alle Primarie della Lega alle scorse comunali di Lecce: ‘Non si possono avvelenare i pozzi e poi chiederci di bere quell’acqua. Quindi massimo rispetto per i nuovi ingressi, le nuove nomine, le nuove cariche. Buon lavoro! Noi non condividiamo nulla e continueremo a militare nel nostro partito da semplici attivisti. Il tempo è galantuomo e, prima o poi, tutto sarà più chiaro! Matteo Salvini del resto ci ha insegnato che si può rinunciare perfino al potere ministeriale se il prezzo da pagare è quello più alto: la perdita della dignità’.
Spagnolo in un duro comunicato bolla la richiesta di Marti come una pacificazione di facciata non in grado di nascondere le sue finalità più intime, quella di essere un vero e proprio silenziatore.
‘Non è una questione di nomi. I nomi sono tutti e sempre rispettabili. Non è una questione di ruoli. Tutti sono importanti: da chi affigge un solo manifesto o monta un semplice gazebo della Lega nella più sperduta piazza italiana a chi rappresenta il partito nei consessi più rappresentativi. È il metodo che lascia esterrefatti. È il clima di restaurazione che si respira a non essere condivisibile’.
L’ex segretario prosegue nella sua battaglia a testa bassa, come se non volesse sentire ragioni: ‘Quasi che per simpatie o antipatie personali sia consentito mortificare l’impegno di un gruppo di persone che in prima linea, a tutti i livelli ed in ogni occasione, ha difeso e promosso i valori della Lega. Non si conoscono più le strategie del partito che a livello locale non ha una linea politica trasparente essendo arrivato a sostenere giunte e presidenti del Partito Democratico. Non si discute più nelle sedi opportune. Quasi fossimo a scuola si è instaurato il metodo dell’orario di ricevimento. I corridoi di un paio di alberghi cittadini o i tavolini di qualche bar hanno sostituito le sedi del dibattito’.
