Si è spento all’età di 94 anni uno dei principali protagonisti della vita politica italiana della seconda metà del XX secolo. Uno dei volti più rappresentativi della Democrazia Cristiana, per 7 volte Presidente del Consiglio, senatore a vita e nome celebre per alcune sue citazioni tra cui: «Il potere logora chi non ce l'ha» e «a pensare male si fa peccato ma di solito ci si indovina», Giulio Andreotti, da tempo malato, è morto nella sua abitazione romana qualche minuto prima delle 12.30.
A dare la notizia sono stati i suoi familiari. «Non ci saranno funerali di Stato né camera ardente. Le esequie saranno celebrate nella sua parrocchia con gli stretti familiari», riferisce all'Adnkronos Patrizia Chilelli, storica segretaria del presidente, al suo fianco dal 1989.
Classe 1919, scaramantico, enigmatico, misterioso, secondo molti "scatola nera" di molti misteri nella storia della Repubblica, Andreotti ha ricoperto numerosi incarichi di governo: otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, tre volte ministro delle Partecipazioni statali, due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell'Industria, una volta ministro del Tesoro, ministro dell'Interno (il più giovane della storia repubblicana), ministro dei Beni culturali e ministro delle Politiche comunitarie.
"Giulio Andreotti, il sette volte premier italiano, è morto". Dalla Gran Bretagna alla Spagna la notizia della scomparsa di Giulio Andreotti irrompe come 'breaking news' sui media internazionali, rimbalzando nella fascia dedicata alle 'urgentissime' sui siti della britannica Bbc, dei quotidiani spagnoli El Mundo e El Pais e, oltralpe, della France tv che lo descrive come "figura emblematica della Democrazia cristiana". In Francia la notizia è in evidenza anche su Le Figaro mentre in Germania irrompe sulla prima pagina del tabloid Bild.
In Italia, invece, a Roma davanti al portone del civico 326 di Corso Vittorio Emanuele, dove si trova la casa di Andreotti si è riunita una folla di giornalisti, cameramen e fotografi oltre a qualche curioso che riprende la scena con il cellulare o la videocamera. A portare il cordoglio alla famiglia è giunto da poco l'ex ministro e sottosegretario, amico da sempre, Vincenzo Scotti. C'è un viavai di persone, sotto l'occhio vigile delle forze dell'ordine, che entrano nel portone, qualcuno porta fiori, altri si limitano a entrare in silenzio per rendere omaggio alla salma.
Come scrive su twitter Adriana Poli Bortone, presidente nazionale di Grande Sud, «Con lui se ne va un’epoca fatta di grandissime personalità e intelligenze che hanno fatto la storia della politica".
Anche il Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, esprime il suo cordoglio «da qualunque angolazione politica si osservi questo momento epocale, con la morte di Giulio Andreotti il nostro paese perde uno statista indiscusso e un protagonista della storia politica nazionale, europea e internazionale, dal dopoguerra agli anni 90. Presidente del Consiglio nei mesi del rapimento Moro, con il Paese sull'orlo della guerra civile, Andreotti è stato abile districatore di vicende internazionali e autore di mediazioni estenuanti, materie in cui era fortissimo, oltre che uomo di un partito, la DC, che ha segnato la storia della nostra Repubblica».
Il presidente del gruppo dell’Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, scrive: «Giulio Andreotti è stato uno dei protagonisti più autorevoli della storia della Democrazia Cristiana. Con lui va via l’ultimo dei padri della nostra Repubblica che tanto hanno lavorato per darci quella moderna Costituzione ormai universalmente riconosciuta come ‘la più bella del mondo’. Presidente del Consiglio per ben sette volte e decine di volte ministro in tutti i dicasteri a disposizione, sin dal dopo guerra, con la sua attività politica e istituzionale, ha dato impulso allo sviluppo del nostro Paese contribuendo a farlo diventare uno dei più industrializzati a livello mondiale. Un’attività prolifica, durata oltre cinquant’anni, in cui l’Italia è cresciuta nel rispetto dei valori democratici contenuti nella carta costituzionale. Su quella che è stata la sua figura e il suo lavoro saranno sicuramente gli storici a dire una parola definitiva. Siamo però certi, alla luce dei nostri ricordi e della nostra esperienza, che la sua figura ha contribuito in maniera determinante alla crescita civile e morale della nostra nazione»,
L’On. Angelo Sanza, Segretario regionale Udc – Puglia rievoca l’incontro con il «Divo Giulio». «Fui chiamato dal presidente Andreotti a Sottosegretario del suo IV e V governo. Di lui ricordo il rigore istituzionale e la grande umanità nei momenti di divergenza. Da politico della sinistra democristiana i nostri incontri di partito portavano spesso a delle considerazioni divergenti ma nelle Istituzioni il servizio verso il bene comune del Paese ci portava a superare qualsiasi diversità contingente. Mi è rimasta impressa la sua incrollabile fede, una testimonianza che teneva strettamente chiusa nel suo privato. Lo scoprii leggendo e studiando Alcide De Gasperi che lo aveva voluto come giovanissimo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. In quella stagione la simbiosi tra formazione cristiana e militanza politica erano una costante ma Andreotti interpretava rigorosamente il politico nella gestione delle Istituzioni. Non aveva voluto mai fare il segretario del partito perché come tutti i dorotei del tempo ritenevano che la causa principale alla quale si dovevano dedicare era la soluzione dei problemi della comunità civile. Con lui va via uno degli ultimi epigoni della tanto citata, in bene e in male, Prima Repubblica.
