‘No triv’, la Corte Costituzionale dichiara ammissibile il referendum sulle trivelle

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivellazioni proposto dal alcuni Consigli Regionali, tra i quali quello pugliese. Abruzzo unica regione che ha deciso di non seguire le altre sul confronto referendario dopo averlo promosso.

Una notizia che in molti speravano arrivasse, poiché indice di battaglia alla quale sta prendendo parte l’intero territorio salentino. La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle. La decisione, comunicata nel pomeriggio in una nota ANSA, poneva il quesito riguardante la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo, vari Consigli regionali, tra i quali quello pugliese. Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione."È come quando uno si vende la schedina prima della partita, e poi si ritrova col tredici. Lo dico con affetto nei confronti del mio amico Luciano D'Alfonso che avrebbe potuto festeggiare con noi". Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha risposto a quei giornalisti che gli chiedevano di commentare la decisione dell'Abruzzo, unica regione che ha deciso di non seguire le altre regioni sul confronto referendario dopo averlo promosso.

"Il pronunciamento con il quale la Corte Costituzionale ammette il referendum è assolutamente una buona notizia perché offre la possibilità di coinvolgere e interrogare direttamente le comunità su un modello di sviluppo scelto per il proprio terrritorio". Questo il commento del senatore Dario Stefàno, coordinatore di Noi a Sinistra per la Puglia, alla notizia del via libera al referendum “no triv”da parte della Corte Costituzionale. "Questa consultazione non fa altro che arricchire il decisore politico e quindi – conclude Stefàno – è una notizia che va accolta con assoluta soddisfazione".

''Credo che D'Alfonso non c'abbia fatto una bella figura”, ha invece dichiarato il costituzionalista Enzo Di Salvatore. “È probabile che il governatore abruzzese abbia messo in campo una specie di scambio col Governo commenta sempre sul sito dell’ANSAti risolvo Ombrina e tu in cambio fai saltare il referendum. Non ha rispettato la democrazia, perché addirittura andare in giudizio contro le Regioni dopo aver promosso i quesiti? A quel punto poteva solo sfilarsi''. ''Peccato – conclude – perché la battaglia è nata in Abruzzo”.  

"La decisione della Consulta di accogliere il referendum sulle trivellazioni restituisce alle comunità territoriali un diritto che il Governo pensava di poter sottrarre con un colpo di mano. Rivendica la possibilità di discutere delle strategie di crescita e sviluppo dei territori, senza diktat centralistici calati da Roma", sottolinea invece Federica De Benedetto, vice-coordinatrice regionale di Forza Italia. "Per questo motivo, ad esempio, avremmo preferito poter parlare a tutto tondo della ricerca di idrocarburi e non limitarci a valutare la durata di concessioni esistenti. Tuttavia, siamo certi che i cittadini, pugliesi e non solo, sapranno inviare a Renzi un messaggio chiaro e tangibile: deturpare – o anche solo rischiare di farlo – una certezza paesaggistica ed economica per inseguire vaghe speranze è un errore politico potenzialmente molto dannoso". "Riprendiamoci il destino dei nostri mari – conclude – e facciamolo in una grande battaglia collettiva, che veda uniti i gruppi parlamentari e le rappresentanze istituzionali".

Si esprimono in merito gli otto consiglieri regionali M5S: “Sebbene soddisfatti nel poter dar voce agli italiani che porteremo a votare, continuando come fatto in tutti questi anni con il nostro tour “Giù le mani dal nostro mare” a sensibilizzarli sulle tematiche ambientali, esprimiamo forti  perplessità nel merito del quesito stesso, in quanto la norma prevede che i permessi e le concessioni già rilasciate abbiano la "durata della vita utile del giacimento" quindi non bloccherebbero le eventuali trivellazioni.

Riteniamo pertanto spropositate le reazioni di esultanza provenienti da alcuni esponenti del Partito Democratico, ma loro sono fatti così: creano un problema e poi fingono di cercare di risolverlo”. 



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