“Sulle pensioni non si facciano spot elettorali”, l’appello di Filomena D’Antini

Sono in discussione al Governo la soglia di vecchiaia e i requisiti minimi per le pensioni anticipate. L’argomento tiene banco tra le file della politica.

«Le pensioni non vengano strumentalizzate per raccogliere voti sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. L’età pensionabile non può essere uno spot elettorale. È grave che alcuni lavori logoranti e donne lavoratrici non rientrino nell’agenda del Governo Gentiloni. Ridurre l’età pensionabile solo per alcune categorie da vita a figli e figliastri tra coloro che svolgono attività logoranti, tra cui le donne lavoratrici». Riguardo la questione dell’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettativa di vita tornata di grande attualità in questi giorni in cui si discute dei nodi venuti al pettine, Filomena D’Antini – Responsabile Regionale Dipartimento Diritti Umani FI PUGLIA – ha sentito il dovere di scendere in campo per “dare voce” alle donne, grandi escluse dai programmi dell’Esecutivo.

Le intenzioni del Governo sono quelle di fissare la soglia per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni dal primo gennaio 2019, mentre il requisito per andare in pensione anticipata salirebbe a 43 anni e tre mesi di contributi.  Secondo la consigliera di Parità della Provincia di Lecce, “non solo alcune classi di lavoratori non vengono prese in considerazione, pur svolgendo lavori usuranti, ma non si tiene conto delle donne impegnate nel mondo del lavoro che svolgendo contemporaneamente l’attività di mamme e mogli sono soggette più facilmente, rispetto agli uomini, a stress che negli anni rende il loro compito maggiormente faticoso”.

Le categorie da «salvare» secondo il Governo infatti sono solo undici in tutto: maestre di asilo nido e di scuola materna; infermieri che svolgono i turni di notte; macchinisti; camionisti; gruisti; muratori; facchini; badanti di persone non autosufficienti, oltre agli addetti alle pulizie, alla raccolta dei rifiuti e alla concia delle pelli per un totale di circa 15mila unità. Ma la “platea” così pensata esclude tante altre persone impegnate in lavori parimenti logoranti come gli agricoltori, operatori delle forze armate e i vetrai solo per citarne alcuni.

«Tutto ciò è inaccettabile – ha concluso Filomena D’Antini – e per questo mi appello alle organizzazioni sindacali e al buon senso di chi, invece, è già in campagna elettorale e non vede null’altro se non spot elettorali che creano malcontento e discriminazione tra lavoratori e lavoratrici».



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