Pepe, ‘Indispensabile stabilire la verità. Il 5 febbraio sereno davanti al Giudice’

Con una conferenza stampa convocata in mattinata il Presidente Provinciale dell’Ordine dei Medici ha parlato del suo rinvio a giudizio ed è ritornato sul caso Imid.

Ho convocato questa conferenza stampa perché è necessario, alla luce degli ultimi eventi, che si stabiliscano alcune verità, perché le ritengo indispensabili  per i cittadini e per la stragrande maggioranza dei medici che svolgono un mestiere difficile e che hanno il diritto di essere informati su tutto”.

Con queste parole, Luigi Pepe, Presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Lecce, inizia l’incontro con la stampa all’indomani del suo rinvio a giudizio.  
“Sapete bene che sono stato rinviato a giudizio su un esposto del Direttore Generale della Asl, Valdo Melone. Il 5 febbraio mi presenterò davanti al giudice per rispondere, sono più che sereno, ma anche rammaricato.
Ho sempre detto che l'unico interesse è perseguire la verità. Stiamo compiendo un percorso che ci impone la Legge, bisogna rispettare i regolamenti, essere corretti nei confronti di tutti e onorare il codice deontologico

Il dott. Mauro Minelli ha fatto una richiesta precisa: che venga fuori la verità e l’Ordine sotto questo punto di vista e pienamente d'accordo. Il provvedimento emesso a suo tempo nei suoi confronti è stato preso con molta cautela. Abbiamo assunto un provvedimento disciplinare molto blando per il quale abbiano discusso tantissimo.

Per quel che riguarda il procedimento disciplinare successivo  bisogna specificare che questo è stato solo avviato e non è stato ancora discusso in Consiglio. Nessuno si può appropriare di titoli che non ha perché un paziente deve consocere le credenziali di un professionista. L'apertura non significa che vada in porto, ma quando l’ho fatto sapevo benissimo che mi sarebbero piovute addosso un sacco di critiche. Il discorso è nato su presunte competenze mai certificate. Non si può dire di avere titoli che poi non si possiedono come quello di esperto internazionale sull’uranio impoverito quando non si è trattato nemmeno un caso, come non si può avere sul timbro la qualifica di direttore quando non è così.

Per quel che riguarda il Centro Imid, poi, i malati hanno il diritto di essere curati in strutture idonee e quella di struttura d’eccellenza non aveva nulla e la Regione ha autorizzato con un po’ di leggerezza ciò che non poteva autorizzare.

Riguardo al mio operato, ripeto, sono sereno – ha concluso – ogni qual volta ho avuto notizia di essere indagato mi sono presentato in largo anticipo e spontaneamente davanti ai magistrati nei confronti dei quali nutro da sempre il massimo rispetto”.



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