Pista di Nardò dopo la visita di Vendola il silenzio. E spunta una lettera

Confederazione Cobas ed ex collaudatori espimono la loro rabbia in una lettera, indirizzata al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, nella quale lo invitano ad incontrarli per ascoltare la loro voce, le loro richieste, la loro, drammatica, storia.

Pochi giorni fa la visita del Presidente della Regione Nichi Vendola  presso la pista di Nardò. La storia degli ex collaudatori è ormai nota, è stata oggetto di numerose proteste, di sit-in davanti alla Prefettura, di richieste di convocazioni tavoli provinciali e regionali. Eppure, nonostante una presenza così importante sul territorio di Nardò, è calato il silenzio sulla vicenda. Disappunto e rabbia da parte della Confederazione Cobas, organizzazione sindacale da sempre al fianco dei lavoratori, perché venissero ascoltati e rispettati i loro diritti, perché le loro richieste di ritornare su quella pista, non cadessero nel dimenticatoio. Oggi la loro rabbia sfocia in una lettera, che riportiamo, indirizzata al Presidente della Regione Puglia Vendola.  

“Martedì 11 giugno u.s. Lei si è recato presso la Pista di Nardò e siamo rimasti scioccati dalla rappresentazione che ne è venuta fuori. Sembrava di essere in un eden! Grande immagine che nasconde una realtà diversa fatta di problemi drammatici che vive questo gruppo di lavoratori sottoscriventi che da ben tre anni si battono con tutte le loro forze contro le discriminazioni attuate nei loro confronti per richiedere un loro sacrosanto diritto: il loro ritorno al lavoro. Lei, per primo, ha ignorato questa vicenda.

In questo momento di grandissima e legittima rabbia dei lavoratori le domande sorgono spontanee: ma è possibile che il Presidente Vendola non sappia nulla di questa vicenda che in questi lunghissimi tre anni è balzata ripetutamente agli onori della cronaca e non solo locale per la sua drammaticità e la sua palese violazione dei diritti elementari di cittadini e lavoratori? E’ possibile che nonostante siano state interessate Istituzioni come la Prefettura, sia stata attivata la task force regionale, siano state sollecitate le parti politiche locali e non solo, Lei non sappia niente? E’ possibile che Lei che tante volte si è detto paladino degli ultimi e dei diritti elementari negati, oggi di fronte ad una situazione così drammatica non abbia sentito il bisogno di mettere i puntini sulle “i” al fine di risolverla?
Vede Presidente, dopo l’11 giugno, si è rafforzata una convinzione tanto amara quanto foriera di rabbia: la pista di Nardò, chiunque ne sia il proprietario è un sorta di luogo di intoccabili dove tutto può accadere in spregio alle più elementari norme di diritto, e quando ci si  avvicina è come avvicinarsi ai fili dell’alta tensione”.

Il Sindacato e il gruppo di ex collaudatori ci tengono, affinchè sia tenuta bene a mente, a ripercorrere la loro storia, i passi salienti che la caratterizzano.
“I lavoratori operavano alle dipendenze di due cooperative (All Service ed Italian Job) come collaudatori nella Pista di Nardò. E qui già il primo elemento di contraddizione. Operavano come collaudatori (con regolare autorizzazione regionale che non si dà a tutti vista l’alta pericolosità del lavoro) esattamente come i dipendenti diretti della Pista di Nardò, solo che, essendo dipendenti di cooperativa, dunque a fortissimo ricatto occupazionale, prendevano 4 (quattro!) euro all’ora, avevano turni massacranti (talvolta addirittura di 24 ore!), in condizioni di mancanza di sicurezza per portare bolidi a 300 km orari in Pista (e non solo……). Nonostante ciò tutte le case automobilistiche per il collaudo delle proprie auto e moto preferivano questi lavoratori ai dipendenti diretti per l’altissima professionalità. L’uso delle cooperative è evidente che fosse finalizzato al massimo profitto da parte della Pista di Nardò, viste l’irrisorietà dei salari, le turnazioni massacranti, etc. etc.. Dunque questi lavoratori hanno contribuito notevolmente, sebbene in condizioni di assoluta precarietà, allo sviluppo industriale ed alla ricchezza materiale di quel luogo di lavoro. Nel giugno del 2010 la Prototipo (ex proprietaria della Pista di Nardò) dichiara lo stato di crisi e rompe unilateralmente l’accordo di programma con le cooperative mandando fuori ciclo produttivo i lavoratori, come fossero sacchi di immondizia. I dipendenti della All Service vanno in cassa in deroga (scaduta e oggi sono disoccupati), mentre quelli della Italian Job sono disoccupati dall’inizio 2011. Un gruppo di questi lavoratori non ci sta ed inizia un percorso di riconoscimento di rapporto di lavoro diretto con la Pista di Nardò sostanziato da una serie di circostanze, attraverso il ricorso legale (ma i tempi purtroppo biblici della magistratura li conosciamo tutti). Questo tentativo di riconoscimento dei propri diritti ha provocato vere e proprie forme di ritorsione e discriminazione verso questo gruppo di lavoratori. Prova ne sia che, grazie anche ad un accordo sindacale vergognoso con le rappresentanze interne alla Pista di Nardò, per i picchi di lavorazione (quello che effettuavano le cooperative) bisognava passare attraverso le agenzie di lavoro interinale. E, guarda caso, nessuno di questo gruppo di lavoratori è stato mai chiamato.

Deve sapere anche che la Pista di Nardò ha chiesto ed ottenuto un finanziamento pubblico dalla Regione Puglia di 9 milioni di euro a fronte di 23 assunzioni e di un certo tipo di sviluppo industriale. Quello che ci ha lasciato interdetti  alla lettura dei provvedimenti è che l’erogazione dell’ultima tranche del finanziamento è datata agosto 2010, dunque in piena dichiarazione di crisi! Ma non solo, perché a tutt’oggi non è stato completato il piano industriale  e sono state effettuate le assunzioni a fronte del finanziamento pubblico ed ogni anno la Pista chiede il rinvio (puntualmente concesso) per il citato completamento: Presidente Lei sapeva di questo? Poi incontri in Prefettura e presso la Regione. E la storia continua, con la vendita della Pista a Porsche. Una notizia che aveva creato una serie di aspettative (allo stato ancora disilluse!) ai lavoratori. Purtroppo un primo segnale negativo è arrivato quando la Porsche ha mantenuto il vecchio management della Pista, causa questa delle drammatiche vicende dei lavoratori. E non a caso si è dovuti tornare alla durissima lotta per tornare a trattare. Trattativa che in questo ultimo anno circa ha visto coinvolta la task force ed anche in questo caso fra alti e bassi e continue prese in giro. Infatti troppe volte quando in sede task force sembrava essere giunti ad una buona mediazione, la stessa veniva puntualmente disattesa.

È inammissibile che Lei durante la visita alla Pista di Nardò non abbia affrontato questa vicenda. L’unica ipotesi che allo stato ci viene da fare è che Lei la vicenda la ignorava. La invitiamo ad incontrarci per ascoltare la voce dei lavoratori. Sarebbe un passo  in avanti verso la risoluzione di questa vertenza, perché desideriamo che questa terra diventi la terra dei diritti!”.



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