Gravemente cardiopatica, una pensionata leccese riceve in Ospedale delle “visite” poco gradite. Non si tratta, però, di qualche parente o amico. Per comprendere meglio la vicenda occorre raccontare la storia nel giusto ordine temporale. Grazie a Codici Lecce, infatti, la nostra redazione viene a conoscenza dell’incredibile vicenda di una 73enne – dopo aver interrotto i pagamenti mensili per una carta di credito “revolving” (che le sottraevano circa la metà della propria pensione, costringendola a vivere con appena 300 euro al mese) richiedendo invano il prospetto integrale dei movimenti dare/avere relativi al rapporto onde poter procedere all'eventuale recupero degli importi indebitamente versati – divenuta oggetto di infiniti solleciti epistolari, telefonici e domiciliari dai toni estremamente aggressivi e intimidatori. E ciò anche presso il nosocomio leccese.
La finanziaria e/o le società di recupero ad essa collegate hanno infatti continuato, imperterrite, a telefonare ripetutamente al numero di cellulare dell'anziana signora persino nel reparto di terapia intensiva dove la stessa era ricoverata, minacciandola di mandarla in carcere, di portarle via la casa e tutti i suoi averi. Non solo. Avrebbe iniziato a tempestare la malcapitata con telefonate intimidatorie, lettere di sollecito e “visite domiciliari” presso la sua residenza, anche diverse volte nell'arco della stessa giornata e a qualsiasi ora, causandole un grave stato di ansia che potrebbe averne determinato, almeno come concausa, il recente ricovero.
“Va precisato – spiega l’avvocato Stefano Gallotta, segretario Codici Lecce – che questo famigerato strumento di pagamento “revolving” è governato da un diabolico meccanismo di moltiplicazione degli interessi (ben più alti rispetto a quelli applicati a mutui e prestiti), per cui conviene solo a chi lo eroga! Ecco perché, nel nostro Paese, in tempi in cui banche e finanziarie sono estremamente restie nel concedere mutui e prestiti, continuano a circolare circa 4/5 milioni di c.d. “carte revolving” senza che, il più delle volte, i possessori abbiano la benché minima idea di cosa si tratti e spesso ne divengano titolari persino in assenza di una specifica richiesta”.
In buona sostanza il consumatore, con questo strumento, non finisce mai di pagare i propri acquisti (anche una semplice spesa al supermercato). Nel caso in esame, Codici Lecce aveva spedito ben tre missive alla finanziaria in questione, sin dal giugno 2015, specificando che, a causa delle gravi condizioni di salute, la pensionata non poteva essere sottoposta e a pressioni psicologiche. Per tale motivo, la stessa ha spostato il domicilio presso la sede dell'associazione in Piazza Mazzini n. 7, sicché tutta la documentazione richiesta ed eventuali solleciti di pagamento sarebbero dovuti giungere lì.
L'avv. Gallotta, inoltre, evidenzia che l'associazione sta predisponendo ogni iniziativa a tutela dei diritti e interessi della malcapitata e “premesso che le richieste di pagamento, ove moleste e petulanti, possono dar luogo a conseguenze penali e civili, occorre rassicurare i consumatori rispetto a quelle affermazioni intimidatorie utilizzate da alcune società di recupero crediti per indurli a pagare”.
“Il mancato pagamento – specifica – è un inadempimento di natura civilistica, quindi non comporta mai il carcere né può determinare il pignoramento automatico della casa e/o dei beni ivi presenti, in quanto è sempre necessario un provvedimento del giudice reso nel rispetto del diritto di difesa garantito costituzionalmente ai cittadini”.
