Renzi, prove di forza e riforme. Ai nonni del Pd non resta che piangere

Il voto di fiducia posto dal Governo Renzi sulla legge di riforma elettorale fa sbiancare la vecchia guardia del Partito Democratico, sempre più lontana dalla sensibilità della politica che serve all’Italia. Mentre il Premier si rafforza ancora.

Altro che prova di debolezza, è stata una prova di intelligenza politica a tutti i livelli, capace di mostrare e dimostrare che si può fare tutto oggi, anche senza le vecchie mummie egiziane che per troppo tempo hanno affossato il Paese.

La cosa più bella che Matteo Renzi ha compiuto è il gesto di sfida al nutrito gruppo di notabili del PD che crede ancora di essere indispensabile, mentre invece rappresenta solo la zavorra del partito e, diciamolo pure a chiare lettere, dell’intero Parlamento.

Non è in gioco la democrazia, per nulla, è in gioco il punto di equilibrio interno al partito, che adesso, come per magia, siamo sicuri si sposterà ancor più dalla parte di Renzi il decisionista.
Che Bersani, Bindi, Letta, Cuperlo e affini si sentano offesi, o addirittura colpiti nel loro intimo per l’affronto osceno del premier è comprensibile, perché scoprono il calar delle tenebre sulla loro più che longeva carriera politica, della quale non resteranno tracce rivoluzionarie nei libri di storia patria.

Renzi fa una cosa diversa, alla quale non eravamo abituati negli ultimi anni, e cioè governa. Suona strano, ma è così. Decide, assume provvedimenti, si impegna, rischia in prima persona, ragiona in termini nuovi, come nuova è la classe politica che lo supporta e come troppo vecchia, al contrario, è quella che lo mal sopporta.

Il presidente del Consiglio svolge un ruolo e una funzione che in Italia svolgono in pochi e cioè quella di assumere delle decisioni impegnative ma urgenti, assumendosi la responsabilità. Non c’entra nulla il discorso mussoliniano nel parlamento del gennaio del 1925, tuttavia assumere in pieno una responsabilità sulle proprie spalle è un fatto fondamentale per un uomo politico, perché l’Italia ha bisogno della politica, di una politica restituita alla sua dignità, e non destituita di ogni traccia di minima credibilità.

Del resto non è così grave porre la fiducia, tanti lo hanno fatto prima e lo faranno ancora. Nessuno ha voglia di andare a casa, Renzi lo sa e ha agito di conseguenza stanco, come noi altri, di veder rimandato ciò che attendiamo da quasi dieci anni.
 



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