C’è, c’è sempre stata la Centrale termoelettrica a carbone di Cerano, una contrada a pochi chilometri da Brindisi, la prima per importanza in Italia almeno fino alla riconversione dell’impianto di Civitavecchia, tra le prime cinque d'Europa. Eppure ci sono periodi in cui questo colosso industriale cade nel silenzio, almeno fino a quando qualche studio, più o meno accreditato, non riaccende i riflettori. Della Federico II di proprietà dell’Enel si discute da sempre, ma nell’ultimo periodo il dibattito si è infiammato. Da quando cioè uno studio del CNR di Lecce e Bologna pubblicato sulla rivista “International Journal of Environmental Research and Public Health” ha confermato i timori della gente del posto costretti a convivere fianco a fianco con la centrale e le sue emissioni inquinanti. Di più, le paure sono diventati numeri: la centrale Enel di Cerano provocherebbe “fino a 44 decessi” l’anno nella zona di Brindisi, Taranto e Lecce. In altre parole, fino a un massimo di quattro morti ogni 100mila abitanti. La ricerca, inutile a dirsi, ha sollevato un polverone e a nulla è servita la replica di Enel che ha dichiarato che non ci sono rischi per la salute, a tranquillizzare i cittadini. Così, ognuno si è sentito in dovere di dire la sua proponendo soluzioni, più o meno, fattibili.
Nei giorni scorsi, sulla Centrale Enel di Cerano è tornato sull’argomento il neoletto consigliere regionale, Sergio Blasi che nuovamente si è schierato a favore della riconversione. Una riconversione possibile grazie al gas che Tap trasporterà. Quello di spostare l’approdo del gasdotto della multinazionale svizzera da San Foca proprio a Cerano, a patto che venga riconvertita la centrale a carbone è un’ipotesi che già si era fatta strada quando si discuteva sulla possibilità di cambiare l’approdo del metanodotto. Non sono sulla stessa lunghezza d’onda, però, alcuni esponenti del Movimento 5 stelle.
«La Centrale a Carbone di Cerano – commentano Gianluca Bozzetti, consigliere brindisino e gli altri 7 consiglieri regionali pentastellati – è tra le più grandi d’Europa e quindi tra le più inquinanti, non è certo riconvertendola a gas e predisponendola all’approdo del gasdotto TAP che il problema inquinamento a Brindisi può essere risolto. Questa sembra più che altro essere la solita soluzione di comodo adottata dal Partito Democratico, che risparmierebbe le coste di San Foca ma andrebbe a colpire ancora una volta un territorio già martoriato dal punto di vista ambientale, pur di preservare in toto il volere del PD nazionale e di Renzi».
«Ribadiamo pertanto – concludono gli 8 consiglieri regionali – il nostro NO TAP ovunque, un ecomostro inutile in questa Regione, che produce già il doppio dell’energia necessaria. Così come per Taranto, Brindisi e l’intera Regione Puglia necessitano di una seria politica energetica, sostenibile e che rispetti l’ambiente e la salute dei cittadini. Solo credendo in un sistema sinergico tra queste realtà sarà finalmente possibile pensare ad futuro diverso per la nostra Regione. Stiamo stilando una richiesta ufficiale per una Commissione Speciale che studi un piano di riconversione economica per queste aree in cui i cittadini sono ancora costretti a scegliere tra salute e lavoro».