Stanchi di promesse non mantenute, i lavoratori ex Bat irrompono a Palazzo Carafa

Continuano le proteste dei lavoratori Ex-Bat. La rabbia, questa volta, si è manifestata tutta a Palazzo Carafa dove un gruppo di lavoratori ha fatto irruzione per chiedere di essere ascoltati dal Sindaco, Paolo Perrone.

Non sanno più cosa fare, non sanno più a chi rivolgersi. Ormai la rabbia è incontenibile e i lavoratori ex Bat questa mattina hanno deciso di irrompere a palazzo Carafa, occupando la sala consiliare. Hanno chiesto un confronto con il sindaco Paolo Perrone e il primo cittadino non si è tirato indietro. Sgomento e preoccupazione si leggeva sui volti dei dipendenti, delusi per l’ennesimo rinvio di uno dei tavoli tecnici convocati per tentare ogni soluzione possibile per reintegrare nel mondo del lavoro tutti coloro che erano i dipendenti della British American Tobacco. Se ne parlerà probabilmente il prossimo 14 maggio.

Poco più di una settimana fa, i lavoratori avevano bloccato l’ingresso Nord della città, mandando il traffico in tilt tra striscioni distesi sull’asfalto e protesta in strada.
Ieri pomeriggio, poi, la disperazione è esplosa davanti ai mezzi della ditta Iacobucci – tra quelle che insieme a IP Korus e HDS si erano impegnate al reinserimento degli operai – che si erano presentati presso la sede di viale della Repubblica per portar via macchinari e strumentazioni. Gli operai che hanno perso il lavoro non ci hanno visto più davanti a tale gesto ed hanno tentato di bloccare gli autocarri.

Oggi un manifesto funebre campeggia nell’aula del Consiglio di palazzo di Città: oggi è morto il lavoro, si legge. Una morte lenta e inesorabile, determinata dalla mancata riconversione del piano aziendale e dal fallimento di ogni forma di intervento politico.

Gli operai ex Bat si dicono pronti ad occupare la sala del Consiglio anche fino al prossimo 14 maggio, quando si spera il dibattito approderà laddove si possa far quadrare il cerchio di una vicenda davvero complicata, frutto di scelte aziendali certamente unilaterali. Quella di oggi è l’ennesima protesta, ma l’esasperazione sta arrivando alle stelle.



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