Cala l’occupazione, calano gli investimenti, calano le nascite. E’ il quadro di una regione in crisi, la Puglia. Secondo il rapporto Svimez 2014 il territorio pugliese è tra quelli che più di tutti hanno risentito della crisi economica.
Nel corso del sesto anno di recessione, è emergenza sociale e produttiva, nel sud dell’Italia in particolare.
L’ associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno lo dice a chiare lettere: siamo a meno 15 punti percentuali di livelli occupazionali in 6 anni, a meno 6 nell’ultimo anno.
Ma c’è chi è ottimista, o meglio, vuole esserlo per non piangersi addosso. Il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, ad esempio, tira la volata e, come molti nel suo partito, sprona i pugliesi a rimboccarsi le maniche.
“Invertire la rotta si deve, e si può – afferma il sottosegretario democratico – Politiche espansive, attrazione degli investimenti, qualità occupazionale, possono e devono essere gli obiettivi comuni e condivisi per Governo e Regioni in un periodo di tempo ragionevole, investendo – e non solo spendendo – i fondi europei in modo mirato e soprattutto con obiettivi certi, perseguibili, certificabili”.
La fotografia che, ancora una volta e con puntualità, la Svimez ci restituisce del Sud deve lasciare il passo all’ urgenza di un’azione che non può più aspettare, insomma.
“Qui non si tratta di invocare politiche per il Sud, confermando l’idea di un territorio separato e, causa gli smottamenti, estraneo al sistema-paese – prosegue Teresa Bellanova – Se anno dopo anno non abbiamo fatto altro che certificare un bollettino di guerra è evidente che negli ultimi decenni più di qualcosa non ha funzionato. Personalmente non mi iscrivo al club di coloro che chiedono più risorse ma di coloro che avvertono l’esigenza di comprendere come pianificare al meglio il sestennio 2014-2020 e la spesa residua 2007-2014. Somme considerevoli che, a questo punto è indiscutibile, non è sufficiente spendere in tempo, ma spendere bene. C’è, è evidente, un problema complessivo di qualità della spesa e di qualità delle classi dirigenti, non solo quelle politiche.”
E poi, dito puntato sulle “economie parallele”. “C’è bisogno di comprendere meglio tutte le ombre che i dati Svimez evidenziano, ad iniziare dalla evidente esistenza di una economia parallela, non necessariamente criminale, estranea e straniera ad ogni statualità”.