Parte dalle origini dell’edizione 2015 de “La Notte della Taranta” per dare l’annuncio choc tramite un post sul proprio profilo facebook. Dall’incontro con Phil Manzanera, al suo entusiasmo di frequentare il Salento, fino al successo di pubblico ottenuto grazie alle presenze di calibro nazionale e internazionale, quali Libague, Tony Allen e Anna Phoebe. Dopodiché, la decisone di Sergio Blasi:“ Questo è stato il mio ultimo contributo alla Fondazione La Notte della Taranta, di cui ho lasciato il Consiglio di Amministrazione”.
Scelta difficile, “lungamente lungamente meditata, ma che arriva all’esito di anni nei quali ho sollecitato un dibattito sul ruolo e la funzione di questo Festival per il Salento e la Puglia. Un dibattito che però gli attuali vertici non hanno mai ritenuto di cominciare, concentrandosi esclusivamente sull’evento”. L’intuizione del consigliere regionale PD, dunque, di creare un evento dal forte impatto economico-turistico, divenuto punto di riferimento a livello mondiale sulle modalità con cui il patrimonio culturale immateriale può diventare leva di sviluppo per un territorio, negli anni s’è rivelata vincente. “Considero questo risultato uno dei più importanti raggiunti nella mia vita pubblica – si legge sul suo profilo – per questo lasciare la Fondazione, come potete immaginare, è una decisione sofferta”.
Non solo. Blasi definisce la manifestazione un orgoglio per l’interno territorio: “Fino a non molti anni fa, erano percepiti come vergogna il passato contadino, i dialetti, la cultura orale” mentre invece si scopre, oggi, “di possedere un tesoro, da
mettere a frutto per il bene di tutti”.
“Voglio gettare un pietra nello stagno”, prosegue Blasi, paventando un rischio, ovvero “che questo progetto possa essere sminuito nelle sue ambizioni alte, smettendo di esistere al servizio del recupero e la diffusione della musica e della cultura tradizionale salentina per servire più misere ambizioni”. Esempio? Quest’anno ricorrevano i cinquant’anni della scomparsa di Ernesto De Martino. “Non si è ritenuto di organizzare non dico un convegno ma neanche un ricordo. Non ho ascoltato una citazione in nemmeno una delle innumerevoli interviste ai vertici della Fondazione. Lo spettacolo e la necessità di lanciare numeri come fuochi d’artificio hanno avuto la meglio su tutto, in una ansia da prestazione che non ha nulla a che vedere con la missione della Fondazione”. “Per quanto mi riguarda, dunque, mi fermo qui”.
“Esprimo un unico rammarico – conclude Blasi – non essere riuscito a fare della Fondazione ciò che avevo immaginato. Non solo il luogo dove si organizza il Festival ma una vera e propria scuola in cui giovani ricercatori, studiosi, appassionati, approfondiscono e ricercano, scavando nella nostra cultura immateriale, nel folklore (il “sapere del popolo”) del Salento, della Puglia, dei tanti Sud del mondo, del Mediterraneo. Purtroppo non tutti i sogni diventano realtà, anche quelli che, dopo diciotto anni, pensavo fossero a portata di mano”.