Tempo scaduto. Che ne sarà ora di Girone e Latorre?

Il 12 aprile Massimiliano Latorre dovrebbe tornare in India. Scadrà domenica, infatti, il secondo permesso di tre mesi concesso dalla Corte Suprema indiana. Indiscrezioni però parlano di una nuova richiesta di proroga avanzata dai legali. Spiragli anche per Girone.

Il 12 aprile è ormai alle porte. Domenica, almeno sulla carta, Massimiliano Latorre dovrà salire su un aereo e volare in India dove ad attenderlo c’è Salvatore Girone. Quel giorno, infatti, scadrà il permesso di tre mesi concesso dalla Corte Suprema indiana al fuciliere del battaglione San Marco che da settembre sta seguendo, circondato dall’affetto della sua famiglia, un programma di riabilitazione dopo l'ictus che lo aveva colpito a fine agosto. Il secondo che ottiene dalle autorità di New Delhi. Latorre però non sta bene, i segni della malattia sono ancora visibili sul suo corpo e di sicuro non è nelle condizioni fisiche e morali per affrontare un lungo viaggio e un calvario che ormai si trascina dal 15 febbraio del 2012. Lui da militare e uomo d’onore ha sempre dichiarato che se gli venisse chiesto non esiterebbe a tornare a New Delhi, anche se sembra ormai certo che il fuciliere tarantino non si muoverà dall’Italia.

Tant’è che la Corte Suprema a New Delhi pare abbia accettato di discutere, giovedì 9 aprile, la richiesta di proroga per rimanere in Italia, ancora una volta «per motivi umanitari», inoltrata dai legali di Latorre. La richiesta è stata accolta nell'aula tre della Corte dai giudici Anil R. Dave e Kurien Joseph, gli stessi che il 14 gennaio scorso concessero al militare un’estensione di tre mesi del permesso ottenuto in settembre.

«I problemi di salute dopo l’ictus sono noti ormai da mesi ma, da buon Leone del San Marco, Max è pronto a ripartire zaino in spalla, ligio alle disposizioni che riceverà, per Nuova Delhi» aveva dichiarato nei giorni scorsi Paola Moschetti, compagna del fuciliere Latorre.

Gli scenari che si aprono a questo punto sono sempre gli stessi: se la richiesta sarà accolta si creerà un altro spazio temporale che diplomazia e politica dovranno sfruttare al meglio. Il Governo in questi mesi ha sempre dichiarato di «lavorare in silenzio» per cercare di sbrogliare il caso che sembra essersi arenato ancora una volta. Non solo il processo non è mai cominciato, nemmeno i capi d’accusa sono stati mai formulati e la vicenda è da tempo sospesa in una specie di limbo, in attesa che la Corte Suprema risolva il nodo di quale polizia debba occuparsi delle indagini dopo che dall’iter giudiziario è stata eliminata la legge antiterrorismo indiana (Sua Act) invocata dalla polizia investigativa Nia.

Se, invece, sarà respinta il governo italiano dovrà decidere in fretta sul da farsi. E non si tratterà di una scelta semplice dato che qualsiasi decisione presa avrà giocoforza delle ripercussioni sull'altro fuciliere bloccato nell'ambasciata italiana, che da Natale da quando cioè gli è stato negato di trascorrere le festività in Patria, sembra essere quasi un ostaggio nelle mani della giustizia indiana.

Per Girone, che ha trascorso la Pasqua insieme alla moglie e ai due figli in terra straniera, il governo avrebbe messo in campo una serie di azioni. Voci di corridoio parlano di un negoziato e di una trattativa per il rientro veloce in Patria per motivi umanitari, viste le sue condizioni di stress psicologico. Insomma, niente arbitrato internazionale, ma un dialogo aperto tra due Paesi per una soluzione che possa mettere tutti d’accordo. Speriamo sia la volta buona.



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