Territori e autonomie, Lombardia e Veneto battono i pugni. I leccesi: “ma quale referendum?”

Il referendum sull’autonomia vinto da Lombardia e Veneto riapre il battito in tutte le Regioni d’Italia. A Lecce i cittadini dicono la loro: “servirebbe una migliore distribuzione delle risorse”.

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Maggiori poteri, maggiori competenze, maggiori risorse. Ecco le richieste delle regioni Lombardia e Veneto che nella giornata di ieri si sono presentati alle urne per il referendum sull’autonomia: il quesito era semplice, ma carico di significato politico.

“Volete voi che le Regioni Lombardia e Veneto nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione?”

Alla fine il voto, come prevedibile, ha visto trionfare largamente il Sì. 98% in Veneto, 95% nella regione con Milano capoluogo. Bene anche i dati relativi all’affluenza, soprattutto in Veneto – dove era fissato il quorum del 50%+1 – in cui si è sfiorata quota 60%. Meno bene in Lombardia, dove hanno votato il 40% dei cittadini aventi diritto.

“Non esiste il partito dell’autonomia – spiega il governatore Zaia – esistono i veneti che si esprimono a favore di questa idea. Questa Regione dà il via a un big bang di riforme istituzionali”. Così, mentre dal Governo di Roma si dicono pronti alle trattative, Zaia prosegue: “noi chiediamo tutte le 23 materie e i nove decimi delle tasse”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente lombardo Maroni, per il quale la consultazione referendaria è stata “battaglia del secolo. Ora ho un impegno importante, dare attuazione al mandato storico che i milioni di lombardi mi hanno dato per avere l’autonomia vera. Punterò ad avere tutte le competenze dell’Articolo 117, ad avere le risorse connesse ma anche il riconoscimento della Lombardia come Regione speciale”.

Autonomia anche al Sud? Per i cittadini più Sì che No

Il dato al Nord è tratto. E al Sud? A microfoni aperti abbiamo chiesto ai leccesi cosa ne pensassero della domenica di voto in Lombardia e Veneto. “Non ne sapevo nulla del referendum – confessano molti – di cosa si tratta?”.

Spiegata la questione poi alcuni commentano: “se c’è la possibilità di avere più risorse, sarebbe cosa buona. Il denaro pubblico deve essere distribuito in maniera più onesta e coerente, soprattutto nel Mezzogiorno. Se si votasse in tal senso in Puglia? Probabilmente voterei Sì”, concludono i leccesi.

La posizione della politica locale

“Il dato sull’autonomia deve far riflettere – chiosa Paolo Pagliaro, responsabile del Dipartimento Regionalismo di Forza Italia. Grazie a questo risultato frutto della consapevolezza dei cittadini di voler cambiar le cose in questo Paese, possiamo iniziare a parlare seriamente di Riordino Istituzionale, Federalismo liberale e fiscalità territoriale che per il sud è la migliore delle soluzioni. Autonomia e centri di potere più vicini, il neo regionalismo è la strada da percorre, è la prima riforma per guardare al futuro”, conclude Pagliaro.

“Il regionalismo differenziato proposto da Forza Italia – afferma Filomena D’Antini – sarà il punto di forza della crescita del Sud Italia. Ora bisogna procedere con il rilancio nel Mezzogiorno del regionalismo differenziato in chiave di opportunità e di sviluppo per i territori che, pur nella cornice unitaria, veda protagoniste le realtà locali, conferendo loro maggiori funzioni decisionali, accrescendo i poteri dei Sindaci, riconoscendo un più incisivo esercizio dei poteri sostitutivi statali per conseguire obiettivi di perequazione economica, infrastrutturale e sociale, nonché l’uguaglianza dei cittadini nell’erogazione dei servizi essenziali”.

Sulla questione anche il Consigliere Regionale Andrea Caroppo: “il risultato che arriva dal Nord è straordinario, i cittadini rifiutano decisioni prese lontano, ma l’autonomia è impossibile se gli amministratori locali sono inconcludenti”.



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