Il mondo piange Diego Armando Maradona, ad10s al più grande di tutti

Il più grande calciatore della storia se ne è andato a causa di un attacco cardiaco, dopo una vita di eccessi, in campo e fuori. Il 30 ottobre aveva compiuto 60 anni.

Se ne è andato a poco meno di un mese dal compimento dei 60 anni, dopo aver “dribblato” come faceva in campo un’operazione al cervello,  ma sfortunatamente non è riuscito a liberarsi dell’ultimo difensore, un attacco cardiaco che non gli ha lasciato scampo. Diego Armando Maradona, El Pibe de Oro è morto nella sua amata Argentina. A sentire il suo nome, la mente di ogni amante del calcio o anche dei semplici appassionati ritorna ai suoi gol, alle sue giocate e ai suoi colpi di testa, questi ultimi non solo in campo.

Nato il 30 ottobre del 1960 fin da piccolo ha incantato il pubblico, prima intrattenendo i tifosi durante l’intervallo delle partite di calcio del campionato argentino come era usanza in quegli anni e poi come calciatore professionista con l’Argentinos Junior, squadra di Buenos Aires con la quale esordisce ad appena 16 anni, con il Boca Juniors, squadra di cui era tifoso, per trasferirsi, poi, al Barcellona e al Napoli.

Giunge in Italia nel 1984 nel pieno della fama e della maturità sportiva. Il 5 luglio, giorno della sua presentazione, il San Paolo è stracolmo e tutta Napoli è pazza di lui per una storia d’amore che non finirà mai, neanche quando nel marzo del 1991, dopo un controllo antidoping al termine della partita contro il Bari viene trovato positivo alla cocaina e lascia l’Italia quasi senza preavviso.

Due volte Campione d’Italia con i partenopei, Campione del mondo con l’Argentina, sono questi i suoi successi più famosi che lo hanno visto assoluto protagonista. Ma in carriera ha anche vinto un Mondiale Under 20 con la Camiseta dei sudamericani, un Campionato argentino con il Boca; Una Coppa e una Supercoppa di Spagna; una Coppa della Liga; una Coppa e una Supercoppa Italia e una Coppa Uefa sempre con i campani.

Curiosa la partita tra Inghilterra e Argentina ai mondiali messicani del 1986. Da pochi anni era terminata la guerra tra le due nazioni per il dominio delle isole Malvinas (o Falkland) e Diego non perse l’occasione per vendicarsi contro la squadra di Sua Maestà. Nella partita contro gli inglesi Diego mostrò in 2 gol tutta la sua astuzia e classe. Nel primo gol con la mano anticipò l’uscita del portiere, ingannando arbitro e telecamere.

È stata la “Mano de Dios” avrebbe dichiarato a fine partita, con il secondo gol invece dribblò metà nazionale inglese per mettere la firma su quello che ancora oggi è ritenuto il più bel gol della storia del calcio. Prese parte anche ai mondiali di Italia ’90, fermato in finale da un calcio di rigore discutibile assegnato alla Germania e U.S.A. ’94. In quest’ultimo fu nuovamente trovato positivo a un controllo antidoping, efedrina, che ne sancì definitivamente la fine della sua carriera. Famosa l’immagine di lui in lacrime tra le braccia della moglie Claudia, così inarrivabile in campo, ma allo stesso tempo umano nella vita privata.

I problemi con la droga, i lunghi periodi passati nei centri di disintossicazione e ultimamente un fisico ormai lontano dal Maradona calciatore, non potranno mai cancellare le sue doti sportive, ma soprattutto umane sottolineate da chi lo ha conosciuto in campo e fuori. Non sono state poche, infatti, le partite organizzate a scopi benefici, una in particolare giocata in un campetto della periferia di Napoli.

Oggi tutto il mondo, sportivo e non, piange un uomo normale con il dono di saper trasformare un pallone in una sfera magica e che oggi è diventato immortale.

Ciao Diego!



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