Chi salverà gli arbitri italiani?

Direttori di gara sospesi per errori clamorosi e adesso anche per non aver dato la mano a una collega. Il vero problema però non è il sessismo, ma la capacità di arbitrare in modo autorevole

Il sessismo non c’entra. Se ci mettiamo a rimproverare gli arbitri anche per mancanze nei rapporti interpersonali allora per gli arbitri sarà notte fonda.

Partiamo dal presupposto che già sono pochissimi quelli che hanno dimostrato autorevolezza e capacità di direzione arbitrale sui campi di serie A, e aggiungiamo il fatto che alcuni tra i più incerti hanno già dato reiteratamente prova di non essere all’altezza del loro compito.

Ci sono partite in cui solo il Var riesce a garantire la correttezza dell’incontro e senza il Var non ci sarebbe nemmeno da scendere in campo. Con venti inquadrature video in diretta, da casa si vede tutto, e la gogna è a portata di mano se il direttore di gara non dimostra di essere oltremodo preparato e attento.

Ora, ad ogni partita almeno uno su due rischia la sospensione per qualche disastro arbitrale, tra falli di mano non visti, falli valutati per eccesso e cartellini a coriandoli, ecco perché se ci mettiamo anche la mano non data al collega negli spogliatoi chi resterà a dirigere le gare? Si vedeva fin dalla luna che non c’è stata alcuna malevolenza da parte dell’arbitro Sacchi, nel sottopasso del Via del Mare, anche perché dalle immagini si coglie perfettamente il senso della faccenda. L’arbitro era già partito con l’obiettivo di salutare i capitani delle squadre, e quello ha fatto. Pensate se avesse salutato il guardialinee e avesse omesso di salutare l’unico giocatore autorizzato a parlargli in campo…  Apriti cielo. In un modo o nell’altro la vita degli arbitri di calcio oggi, in Italia, non è una passeggiata al parco.