Il cuore stavolta non basta: il Lecce paga i soliti errori. Le ultime pagelle della Serie A

Serata subito complicata per il Lecce che perde anche l’ultima di campionato subendo l’ennesima goleada. Giallorossi in partita fino alla fine, ma al triplice fischio è retrocessione.

Cala il sipario e lo fa come era nelle cose. Il Lecce retrocede in Serie B e lo fa, praticamente, in avvio di serata. I giallorossi perdono l’ultima gara della stagione contro il Parma subendo l’ennesima goleada, ma restando in partita fino alla fine con tre gol realizzati. Ma nonostante questo, da Genova, sponda rossoblù, arrivano cattive notizie: i liguri vincono 3-0 sul Verona e si salvano all’ultimo respiro. Per Fabio Liverani non riesce il terzo miracolo sportivo sulla panchina giallorossa: era il più complicato, il più ambizioso, ma il mister e i suoi ragazzi si prendono il merito di aver cullato speranze fino al 2 agosto.

Gabriel, 5.5: scalda i guantoni già al 2′ sul tiro di Caprari neutralizzato in due tempi che però lo buca al 24esimo. In occasione del primo vantaggio, sul tiro di Hernani lo salva il palo, ma non il fido Lucioni. Poco da fare anche sul terzo vantaggio gialloblu. Grande chiusura al 56′ su Caprari evitando un passivo peggiore. Chiude però la stagione con il solito leitmotiv: raccogliendo, cioè, troppi palloni dalla sua rete.

Donati, 5.5: GD7, anche se promesso sposo del Monza di Galliani, tira la carretta fino alla fine. Le sue energie sono inesauribili e lui sceglie di impiegarle soprattutto in fase di spinta. Bada poco, invece, alla copertura con il Parma che dalle sue parti sa rendersi pericoloso come dimostra sul tris.

Lucioni, 5: ha dell’incredibile l’autogol che spalanca il vantaggio al Parma, con il pallone che finisce sulla sua gamba dopo aver sbattuto sul palo. Stavolta la sfortuna ha il suo nome che, poco dopo, si perde l’imbucata di Caprari che va vicino al raddoppio. Sullo 0-2 era proiettato sul corner a favore e non riesce a contenere Hernani che poi serve l’assist vincente. Male anche sul 4 a 2 di Inglese.

Meccariello, 6: poco più di un anno fa era sempre lì, nel cuore della difesa, accanto a Lucioni a trascinare il Lecce in Serie A. Oggi va in campo soprattutto perché Paz è squalificato ma dà veramente tutto. Tra i quattro dietro è certamente il più dinamico. Il suo contributo alla causa Lecce è sempre stato prezioso e oggi viene premiato dal primo gol in A, di testa, e che vale il pareggio giallorosso.
dal 87′ Monterisi, s.v.: classe 2001, Liverani gli regala l’esordio in Serie A.

Dell’Orco, 5.5: senza Calderoni, fermatosi subito dopo l’apparizione a Udine, torna lui lungo l’out mancino. Svolge il compitino senza grandi eccessi: contiene come può (non sempre efficacemente) ma spinge col contagocce. Sul 2-3 resta a guardare Cornelius che batte a rete.
dal 69′ Vera, 5.5: ultimo spezzone di gara per lui che ci prova a spingere, senza molto successo.

Tachtsidis, 5: preferito a Petriccione in regia, Liverani lo sceglie specialmente con contrastare la fisicità del Parma. Il compito tutto sommato riesce perché la sua presenza in mezzo si fa sentire, ma solo quando ha la palla tra i piedi: in chiusura lascia molto a desiderare e da una sua disattenzione Cornelius pesca il movimento giusto per il 3 a 2.
dal 61′ Petriccione, 5.5: entra in match aperto, ma che ha perso quasi subito la sua utilità. Il suo lo fa sempre, con ordine e personalità, ma senza spiccare particolarmente.

Barak, 5.5: tanto movimento, tanti errori in appoggio. Il centrocampista ceco è l’uomo in più in fase di non possesso, ma sbaglia troppi passaggi, spesso decisivi. Ha il merito, però, di riportare il Lecce in partita siglando di testa l’1-2 e provandoci davvero fino alla fine. Per il resto, c’è il rammarico di aver perso la giusta forma dopo il lockdown e la sua squadra lo ha patito.

Mancosu, 5.5: il capitano è il simbolo di questo Lecce, nel bene e nel male. Anche con il fastidio alla costola rimediato contro l’Udinese, lui vuole esserci, posizionandosi nel tris di centrocampo. Lo spinge solo un grande cuore, ma le gambe e la lucidità lo hanno abbandonato da un pezzo: emblematico, in tal senso, il gol del possibile 1-2 sbagliato sotto porta al 36′ che poteva valere non la salvezza, ma il suo quindicesimo centro in campionato. Si rifà poco dopo servendo l’assist al gol di Barak, per poi divorarsi anche il 2-2.
dal 62′ Majer, 6: il suo contributo si fa sempre sentire.

Saponara, 5.5: ultima apparizione in giallorossi per lui, ma nemmeno stavolta è riuscito a lasciare segno. Fisicamente si è ripreso, la corsa non è mancata, ma è mancato lo spunto giusto. Troppo ‘molle’ in copertura su Hernani in occasione del primo vantaggio ducale.

Falco, 6- : è cresciuto molto nelle ultime settimane e i compagni spesso e volentieri vanno a cercarlo. Tante belle giocate, spesso riuscite, ma quasi sempre fini a se stesse, tanto che Liverani, forse per l’ultima volta, non manca di riprenderlo. Serve l’assist Meccariello per il 2-2 ma all’ora di gioco finisce la benzina.
dal 60′ Shakhov, 6: certamente più in forma di Mancosu, l’ucraino è stato uno dei tanti oggetti misteriosi della stagione. Liverani però lo ha premiato con una maglia molto spesso, anche stasera in cui va vicinissimo al gol, ma il suo bel colpo di testa si stampa sul palo. Per fortuna a ribadire in rete c’era Lapadula.

Lapadula, 6: il man of the match al “Friuli”, capace di riaccendere le speranze-salvezza, deve ancora una volta caricarsi il peso dell’attacco sulle gambe. Stavolta però il ‘miracolo’ non riesce: sportella con la difesa parmense, ma fisicamente è ridotto ai minimi termini. Il fiuto per il gol, però, è nel suo DNA e al 67esimo trova la via della rete ribadendo di testa il palo colpito da Shakhov.

Liverani, 5.5: ci aveva creduto, sperato, sognato di potere infilare il terzo miracolo consecutivo. Ma all’ultimo appuntamento il Lecce ci arriva davvero esausto, spinto solo e soltanto dalla forza di volontà. Ma quando non è stagione non c’è nulla da fare: il solito episodio sfortunato spezza l’equilibrio dopo una buona partenza e il raddoppio del Parma arriva puntuale da un ennesimo calcio d’angolo a favore non sfruttato a dovere. Le notizie che arrivano da Genoa, poi, sono solo ulteriore pioggia sul bagnato: la verve agonistica (ma non la solita filosofia di gioco) si spegne mano mano e con essa anche le inutili velleità salvezza. Peccato mister, peccato davvero perché sarebbe stata davvero una grande favola. Ad ogni modo, grazie di tutto e… in bocca al lupo.



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