Lecce, addio al salvataggio in B. Chi di speranza vive…

Nessuna novità. Tutto scritto e ampiamente previsto. Il Lecce non poteva tornare in serie B a tavolino. L’unica strada è¨ quella impervia della lotta senza quartiere sui terreni di gioco accidentati della serie C. Sperando che vada meglio rispetto agli anni scorsi

Avevamo ragione. Lo sapevamo che il Lecce non sarebbe stato ripescato e infatti lo avevamo scritto già venti giorni fa. Da un lato dispiace perché l’idea di un ritorno a buon mercato, anzi a prezzi scontatissimi in serie cadetta, ci avrebbe fatto piacere, soprattutto  perché il calcio diventa una cosa seria quando si tratta di serie A e serie B, poi diventa una delle tante discipline sportive che si possono praticare nel dopo lavoro.

Dall’altro ci solleva, perché catapultare in un baleno un club predisposto per un livello ad un livello superiore, non è cosa semplice da metabolizzare, e al di là dell’euforia passeggera del momento, si potrebbero incontrare difficoltà inaudite che non farebbero bene a nessuno.

Infine c’è una ragione in aggiunta a tutto questo. Nella vita le cose elargite per grazia ricevuta non soltanto non sono mai belle ma possono essere addirittura pericolose  e dannose.

I risultati e i successi bisogna conquistarli con fatica e sudore, con sofferenza e  con audacia, solo così acquistano senso e significato e quindi hanno un valore, altrimenti sono elemosina, sono elargizioni improprie.

Il costo della serie B è giusto che sia quello che è sempre stato, e cioè la vittoria del campionato inteso nel senso di promozione ottenuta sul campo.

Come hanno fatto prima gli altri, adesso facciano pure i protagonisti di oggi.

Ma l’impressione che abbiamo e che tuttavia ci resta e si rafforza col tempo è che la gloria del Lecce sia qualcosa scritta più nel suo passato che nel suo futuro.



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